L’alternanza scuola lavoro sarà pesantemente modificata, nelle ore destinate ai progetti e nei fondi. E’ quanto previsto dalla legge di bilancio, o meglio, la bozza che dovrebbe essere presto approvata senza modifiche sostanziali.
Questa riduzione oraria riguarderà oltre che le classi terze dell’anno scolastico 2018/2019, anche le classi quarte e quinte, quindi sarà operativa da subito.
Meno ore sin da subito e nuovo nome
Già avevamo anticipato in esclusiva il dimezzamento delle ore di alternanza scuola lavoro.
Adesso il testo della bozza conferma tutto: il monte ore dovrebbe arrivare complessivamente a 80/90 ore obbligatorie di per i licei e 150 per i tecnici, mentre per i professionali si arriverà ad un massimo di 180 ore. E partirà già da questo anno scolastico. Ma non solo: dovrebbe cambiare nome, ovvero i progetti saranno chiamati probabilmente “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”.
Al momento, ricordiamo, il monte ore triennale attuale, previsto dall’art.1, comma 33 della legge 107/2015 e dal decreto legislativo 15 aprile 2005, n.77, è negli istituti tecnici e professionali, nel secondo biennio e nell’ultimo anno del percorso di studi, di almeno 400 ore e, nei licei, per una durata complessiva di almeno 200 ore nel triennio.
E’ vero che le scuole che volessero effettuare percorsi di alternanza maggiori potranno farlo senza problemi, ma l’obbligatorietà sarà valida solo per le ore indicate.
Queste ed altre indicazioni saranno presenti in un prossimo decreto ministeriale che il Miur dovrà pubblicare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio come linee guida per regolare i percorsi.
Meno fondi per l’alternanza: si risparmia per il nuovo CCNL?
Sin da subito è sembrato di capire che la riduzione di ore obbligatorie di Alternanza Scuola Lavoro porterà un forte risparmio di bilancio che dovrebbe essere utilizzato per finanziare la parte perequativa degli stipendi aumentati con il CCNL scuola 2016-2018.
Lo ha confermato anche il vicepremier Di Maio, che ha affermato come i 50 milioni risparmiati con il dimezzamento dell’alternanza scuola-lavoro serviranno a coprire una parte della spesa necessaria per non far ridurre, dal 1° gennaio 2019, fino a 29 euro gli stipendi del personale docente e Ata, in particolare quelli che percepiscono meno di 25mila euro annui.
“Siccome c’erano soldi che non si spendevano per l’alternanza scuola-lavoro, ha dichiarato Di Maio, perché molti dirigenti e docenti si rifiutavano ormai di mandare gli studenti a friggere le patatine da McDonalds fingendo di fare alternanza scuola-lavoro, le abbiamo viste le foto dell’alternanza scuola lavoro e la Buona Scuola, abbiamo preso una parte di quei soldi che non si spendevano e abbiamo scongiurato l’abbassamento degli stipendi agli insegnanti, che era una cosa che aveva previsto il precedente governo”.
I sindacati non sembrano convinti ed uniti
Sulla questione nelle ultime settimane abbiamo riportato posizioni sindacali poco coese e chiare: dallo scontro “fratricida” in casa Cgil, alla posizione dell Cisl, che commenta un po’ nebulosamente “sull’alternanza scuola lavoro non si assecondino letture ideologiche per fare in realtà un po’ di cassa. Guai a generalizzare, il rischio è di buttare via il bambino con l’acqua sporca”.
La Uil Scuola, invece, non sembra contraria alla riduzione delle ore, quanto piuttosto il fatto che nel testo della manovra “mancano invece, messi in secondo piano, i motivi didattico-educativi che dovrebbero essere l’elemento portante di questo nuovo strumento – dichiara Pino Turi -. Che ci fosse bisogno di un tagliando sull’alternanza è argomento scontato, ma che si agisca solo con un bilanciamento delle ore, senza affrontare il problema di fondo che attiene agli obiettivi didattici, lascia perplessi”.