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Alternanza scuola lavoro, Toccafoni: “Funziona, ma il Governo la cancella. Ci ripensi”

“Le attività di alternanza scuola-lavoro hanno un effetto positivo in termini occupazionali. Chi ha svolto questo tipo di esperienza ha il 40,6% in più di probabilità di lavorare, rispetto chi non lo ha fatto. Così spiega l’indagine di Almadiploma certificando quello che da tempo è sotto gli occhi di tutti ma non di chi ci governa, e cioè che un rapporto non episodico ma strutturale fra mondo della scuola e mondo del lavoro aiuta i nostri giovani a costruirsi un futuro. E’ quindi evidente che il Governo ha sbagliato a tagliare le ore di alternanza, le risorse date alle scuole ed eliminando la possibilità per i ragazzi di discutere delle esperienze fatte nel triennio all’esame di Stato”. E’ questo il commento dell’ex sottosegretario all’Istruzione e deputato di Civica Popolare Gabriele Toccafondi, ai dati della ricerca di Almadiploma resi noti oggi.

“L’alternanza, scrivono ancora i ricercatori, spesso si traduce in un rapporto di lavoro con l’azienda presso cui lo studente ha svolto i periodi lavorativi previsti dal progetto – continua Toccafondi -: a un anno dal titolo uno studente su cinque (20% circa) è stato richiamato dall’azienda dove ha fatto l’alternanza. Numeri che si alzano fra i tecnici (23,3%) e i professionali (24,8%). Inoltre, tra quanti hanno svolto attività di alternanza scuola-lavoro durante gli studi e risultano occupati al momento dell’intervista, il 33,0% dichiara di lavorare, ancora dopo un anno dal diploma, nell’azienda presso cui ha svolto tale esperienza, percentuale che sale al 31,4% tra i tecnici e al 39,7% tra i professionali”.

“Si tratta di numeri che devono far riflettere il ministro Bussetti a ripensare a ritornare sulla sua decisione di smantellare l’alternanza scuola-lavoro e a restituire 54 milioni l’anno alle scuole. Perché il compito della politica è costruire percorsi formativi per i giovani in grado di aiutarli a realizzarsi anche nel mondo del lavoro e non lasciarli da soli per farne dei disoccupati da irretire elettoralmente col reddito di cittadinanza” conclude Toccafondi.

Redazione

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