Le proteste studentesche contro l’alternanza scuola-lavoro, con manifestazioni svolte il 13 ottobre in 70 città italiane, non cambiano i programmi del Miur, perché, dice la ministra Valeria Fedeli, anche l’amministrazione si sta spendendo perché le esperienze in azienda non si trasformino in sfruttamento dei ragazzi delle scuole superiori.
“L’alternanza è uno strumento in cui crediamo profondamente”, ha detto la ministra nella giornata dello sciopero degli studenti.
Il Miur ha anche forniti i dati dell’anno scolastico 2016/2017: il 95% degli istituti ha fatto alternanza, gli sudenti partecipanti sono stati oltre 873.000 fra scuole statali e paritarie, l’89% della platea attesa per le classi terze e quarte, quelle già coinvolte dall’obbligo lo scorso anno. Sono oltre 900.000 se si considerano anche le classi quinte. Le strutture ospitanti sono state più di 200.000, 131.000 di queste sono imprese. Il coinvolgimento è alto. Anche nei Licei, dove il 91% delle ragazze e dei ragazzi iscritti nelle classi terze e quarte ha svolto un percorso di alternanza.
Ci sarà un ampio confronto su questo, lo faremo il 16 dicembre: organizzeremo come Ministero gli Stati Generali dell’alternanza con tutti gli attori in campo, a partire dai rappresentanti delle ragazze e dei ragazzi”.
“Prima di allora lanceremo due strumenti importantissimi: la piattaforma di gestione dell’alternanza e la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza che sono strettamente connesse fra loro. La piattaforma sarà strumento di attuazione della Carta, che è molto attesa ed è uno strumento centrale di informazione e di garanzia per chi partecipa all’alternanza”.
Intanto, però, gli studenti si fanno sentire. E raccolgono moltissimi consensi. Dalla Gilda degli insegnanti, che esprime “solidarietà agli studenti scesi in piazza per protestare contro le modalità con cui viene gestita l’alternanza scuola-lavoro. Riteniamo che fino ad oggi l’alternanza si sia dimostrata spesso un’inutile perdita di tempo per docenti e alunni e, in alcuni casi, addirittura una forma di sfruttamento del lavoro giovanile. Troppe risorse sono state spese per un’esperienza che deve essere complessivamente rivista”.
“A distanza di oltre due anni dall’approvazione della Legge 107/2015 che ha potenziato il progetto di collegamento con le aziende, gli studenti del triennio finale delle scuole superiori continuano ad avere pochissime tutele e attendono ancora l’approvazione dello statuto dei loro diritti che garantisca qualità e gratuità degli stage. Il risultato è che i giovani continuano a sentirsi sfruttati”, dice anche il sindacato Anief.
Posizioni critiche giungono anche dall’opposizione politica. «L’alternanza sia scuola-lavoro, non scuola-sfruttamento. A fronte di alcune esperienze positive, oggi gli studenti sono scesi in piazza perché troppe volte si ritrovano invece usati e umiliati, coinvolti in situazioni che di formativo non hanno nulla. La “Buona scuola” ha indicato la quantità, senza preoccuparsi di normare adeguatamente il settore. Mentre vanno individuati percorsi che garantiscano qualità oltre che, ovviamente, congruenza fra alternanza e indirizzo di studi», ha detto Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega Nord.
Per Luca Cangemi, responsabile nazionale scuola del Partito Comunista Italiano, le proteste sono un “forte segnale di lotta contro l’inaccettabile modello renziano di scuola, Un segnale importante che il mondo dell’istruzione nel suo complesso e tutte le forze, che si battono per una società più giusta devono cogliere”.
Intanto, gli studenti continuano a protestare. “Domani saremo al fianco della CGIL in presidio in tutte le città assieme agli altri sindacati confederali per far valere le nostre rivendicazioni sulla legge di bilancio 2018”, spiega Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale UDU.
“Le piazze di oggi ci dicono che gli studenti non sono rassegnati. Lo slogan era ‘Cambiare la scuola per cambiare il paese’ perché crediamo che sia il mondo dell’istruzione a poter determinare una società più giusta. Quello che sta succedendo con l’alternanza scuola lavoro ci dice invece che lo svilimento del lavoro fa breccia anche nella condizione degli studenti. Questo non lo possiamo accettare e domani saremo assieme ai lavoratori in tutta Italia perché non possiamo rimanere indifferenti: siamo noi i lavoratori di domani” ha detto Giammarco Manfreda, coordinatore della Rete degli Studenti Medi.
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