Apprendiamo con un certo sgomento che a molti collegi dei docenti delle scuole di Catania e provincia – in risposta all’invito dell’ambito territoriale a esprimere un parere in merito al Piano di dimensionamento e razionalizzazione delle scuole della provincia per l’a.s. 2024/2025 – pervengono proposte in cui si chiede l’acquisizione di plessi o addirittura l’accorpamento di intere scuole scuole non ancora sottodimensionate, ma che si suppone lo saranno per effetto della legge di bilancio 2023, che ha determinato come limite minimo per mantenere l’autonomia quello di 900 iscritti.
Accade, cioè, che invece di protestare contro una legge che potrebbe determinare solo in Sicilia la scomparsa di oltre 100 scuole, invece di chiedere che in questa fase complessa della storia del Paese, dopo gli anni terribili della pandemia, si investa sull’istruzione, si rischia di avallare un progetto che ancora una volta mira a fare cassa sulle spalle delle scuole, senza alcun senso di solidarietà nei confronti degli istituti che subiranno il dimensionamento e delle loro comunità e dimenticando che appena due anni fa si chiedeva di rendere strutturale il limite di 500 iscritti, approvato in deroga alla L. 183/2011.
È paradossale che tutto ciò avvenga nello stesso anno in cui si celebra il centenario della nascita di Don Milani, mentre si esalta la scuola di Barbiana, mentre si discute di contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa, mentre si denuncia lo stato precario di strutture e trasporti, mentre incombe sulle nostre teste l’autonomia differenziata.
In una crisi strutturale come quella che stiamo attraversando – economica, sociale, culturale- c’è bisogno di più scuole, di più collaboratori scolastici, di più docenti, di più assistenti amministrativi, di più DSGA, di più dirigenti scolastici. Non di tagli, non di razionalizzazioni.
La legge che innalza il tetto minimo per ottenere l’autonomia a 900 alunni è uno schiaffo agli sforzi che le scuole hanno fatto in questi anni, è una risposta arrogante a un mondo che chiede aumenti salariali, scuole sicure, organici adeguati, numeri contenuti, progetti legati al territorio. E’ la sconfitta di chi opera nei quartieri difficili, di chi propone un modello culturale diverso, di chi crede nella scuola democratica e di qualità.
Rivolgiamo un appello a tutte e a tutti coloro che operano nella scuola perché si oppongano a questa deriva e rifiutino la logica del dimensionamento.
“ Ho insegnato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia.” (Don Lorenzo Milani).
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