Altra strage in Serbia: come riporta Fanpage.it, nella tarda serata di ieri, mentre il Paese è già in lutto in seguito alla sparatoria del 3 maggio, vicino alla città di Mladenovac, a circa 60 chilometri a sud della capitale Belgrado, un ragazzo di 21 anni ha sparato uccidendo otto persone e ferendone tredici in seguito ad una banale lite che avrebbe avuto luogo nel cortile di una scuola.
Un giovane uomo ha aperto il fuoco con un’arma automatica da un veicolo in movimento ed è fuggita, ha riferito l’emittente tv Rts. Il killer è stato arrestato dopo una massiccia operazione della polizia.
Secondo il quotidiano serbo Blic la mattanza sarebbe stata scatenata da una banale rissa nel cortile di una scuola. Dopo un’accesa discussione con dei coetanei, il 21enne avrebbe assassinato un agente di polizia e sua sorella poi sarebbe tornato a casa a prendere un fucile, quindi si sarebbe messo alla guida della sua auto ed avrebbe fatto fuoco contro altre persone nelle cittadine di Mladenovac e Šepšin. Il bilancio delle vittime è ancora provvisorio, e alcuni dei feriti sono in gravi condizioni.
Al termine della strage, braccato dalla polizia, il responsabile della mattanza si sarebbe nascosto a Šepšin, un piccolo centro serbo, che è stato per ore asserragliato da almeno 600 poliziotti, compresi membri delle forze speciali che hanno chiesto al 21enne di arrendersi e consegnarsi alla giustizia. Il killer è stato quindi arrestato.
Tutto accade pochissimi giorni di distanza da un’altra strage che ha sconvolto il mondo, messa in atto da un ragazzino di appena 14 anni, che ha ucciso nove persone all’interno di una scuola sempre in Serbia, nella capitale Belgrado.
A quanto pare il ragazzo, come lui stesso ha raccontato alle autorità, “aveva pianificato il suo gesto da almeno un mese” ed era in possesso di una piantina della scuola e di una lista di compagni da uccidere scritta a mano, che gli è stata trovata addosso. Lo stesso pluriomicida ha chiamato la polizia dopo aver compiuto l’assurdo gesto, senza però chiarire il motivo per cui lo ha compiuto, su cui indaga la polizia. Il ragazzo è stato descritto come gentile e assiduo nello studio, con buoni voti. Insospettabile, insomma. A quanto pare, però, il 14enne era spesso vittima di maltrattamenti e scherni da parte di altri compagni di scuola.
A La Repubblica ha parlato ieri Andy, compagno di scuola del 14enne, presente al momento della strage. “Eravamo alla fine della prima ora, le 8.35. Abbiamo sentito degli scoppi, ma sulle prime pensavamo che fossero caduti dei tavolini perché era un rumore più forte dei petardi. È accaduto in fretta, abbiamo realizzato solo quando uno dei nostri professori è piombato in classe urlando ‘stanno sparando, scappate scappate!’. Ci ha portato in salvo il nostro insegnante. Mentre uscivo ho guardato fuori dalla finestra e ho visto Kosta nel cortile. In quel momento non avevo capito che era lui il killer, l’ho saputo dopo”, ha raccontato.
“Ha pochissimi amici, e gli altri lo bullizzano. Lo chiamano nerd perché è uno studente modello che prende sempre il massimo dei voti. Non l’ho mai sentito lamentarsi. Però una volta eravamo al parco e gli altri lo hanno circondato per urlargli che è un nerd, un secchione sfigato. Gli hanno affibbiato altri nomignoli. A quanto ne so non è stato mai picchiato. Qualche tempo fa ha chiesto di cambiare classe proprio per evitare i bulli, ma nella classe nuova gli episodi sono continuati. Una delle bambine che appare nella sua lista dei 15 quelli da uccidere, e a cui ha sparato in testa, era il suo incubo, lo tartassava tutti i giorni”.
“Sono scioccato, ancora non ci credo. Ho la sensazione di essere dentro un film. Kosta era l’ultima persona che pensavo potesse fare una follia simile. Ne stiamo parlando nel gruppo, nessuno sa darsi una spiegazione. È diventato il nostro incubo peggiore”, ha aggiunto, ancora sotto choc. Ed ecco un altro elemento davvero inquietante: “Un suo amico festeggiava i quattordici anni. Kosta è arrivato e si è scusato per non avergli portato niente. Poi ha aggiunto una frase che lì per lì ci è sembrata normale. Ha detto: ‘troverai il regalo mercoledì in classe'”.
“Ho condotto migliaia di indagini, questo è inaudito nella società serba. Secondo i dati finora raccolti, il ragazzino aveva pianificato l’evento da molto tempo. Ha preso le pistole dall’appartamento di suo padre, ha portato con sé anche delle molotov. Prima ha sparato alla guardia giurata, poi agli studenti. Dopo il delitto, ha chiamato la polizia. Stava lavorando a un piano per entrare e uscire dalla scuola. Ha determinato gli obiettivi prioritari, come uccidere, quali bambini colpire e in quale numero” ha detto Milić, capo del dipartimento di polizia della città di Belgrado.
La strage a scuola è davvero inusuale in un paese come la Serbia. Lo Stato ha proclamato ben tre giorni di lutto, dal 5 al 7 maggio, in onore delle vittime. I genitori dell’adolescente sono stati arrestati per non aver vigilato sull’arma presente in casa che il figlio ha usato per uccidere le vittime.
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