Superati tutti gli “ostacoli” burocratici, il ministero dell’Istruzione è pronto a dare un finanziamento aggiuntivo (rispetto ai 13 milioni ordinari l’anno) di 25 milioni di euro, provenienti dai fondi europei (Pon) agli Its, gli Istituti tecnici superiori, post diploma, alternativi all’università, e partecipate dalle imprese.
21 milioni serviranno per promuovere, con voucher, stage e tirocini in ambito interregionale o all’estero, organizzati dalle Fondazioni Its e coerenti con il percorso formativo dello studente, mentre i 5 milioni rimanenti saranno investiti tra «azioni di sistema» (essenzialmente per supportare governance e programmazione delle attività didattiche) e interventi di formazione mirata (e aggiornamento) a favore di presidi e personale scolastico (anche per sviluppare un approccio “manageriale” nella gestione di queste “super scuole di tecnologia”).
{loadposition carta-docente}
L’annuncio ufficiale, fa sapere Il Sole 24 Ore, da parte del ministero arriverà oggi: saranno ammessi al voucher «per la formazione terziaria non accademica» ragazzi iscritti agli Its che abbiano frequentato positivamente il primo semestre, con un Isee non superiore ai 25mila euro (si punta a “far partire” gruppi di non più di 20 alunni).
Ogni istituto capofila (ente di riferimento) potrà presentare i progetti: per stage/tirocini in ambito interregionale il massimale è stato fissato in 42.300 euro (per un progetto, cioè un modulo di 240 ore – pari a circa tre mesi); se si va all’estero il tetto del finanziamento sarà più elevato: 128.250 euro (sempre per un modulo di 240 ore).
Gabriele Toccafondi ha sottolineato: -«Vogliamo spingere sugli Its. Puntiamo a qualificare la formazione “sul campo” per i ragazzi che è molto apprezzata dalle aziende».
L’obiettivo è puntare sulle nuove competenze declinabili dal paradigma Industria 4.0, attraverso il rilancio della filiera terziaria professionalizzante, dove l’Italia, è in forte ritardo. In Europa, infatti, i ragazzi che hanno un titolo di livello terziario professionalizzante (non universitario) sfiorano il 10%. Eda noi? Raggiungiamo con fatica l’1 per cento.