L’Assessore regionale alla scuola e al lavoro della Regione Veneto, Elena Donazzan, esprime riserve per il probabile incremento di presidenze scolastiche con altri dirigenti meridionali. Forse la Donazzan non conosce le leggi dello Stato, che rappresenta, dove si entra per concorso non per appartenenza politica alla Lega o ad altri partiti di turno ad ogni rinnovo parlamentare.
Fece scalpore, anni fa, la proposta di assumere a Milano vigili urbani solo milanesi, ma fu sventato il pericolo invocando il principio che lo Stato, con i concorsi, sceglie il migliore. Anche in Fiera a Padova, ascoltando le relazioni dei Dirigenti dei Consorzi idrici delle 7 province venete, la Donazzan, pare che si glorificasse di andare in sintonia con i relatori: tutti indigeni veneti. Ma l’Italia, con il Veneto, non ha solo indigeni residenti nella regione di nascita, ne ha molti “foresti” oltre ai tanti di recente immigrazione o figli e nipoti laureati di immigrati di seconda e terza generazione, che spesso rappresentano una cultura migliore e meno provinciale. Forse una visione meno indigena nell’amministrare la res pubblica in Veneto non può che far del bene ad una visione quasi da nepotismo partitico e familiare.
Qua non si mette in dubbio la qualità non bassa dell servizio scolastico in Veneto.
Si concorda con il comunicato stampa, 2.12.2017, della G. R. Veneto, che per la formazione l’Assessore regionale alla scuola e al lavoro, E. Donazzan, destina all’ITS, Accademie di alta formazione-percorso alternativo all’Università: l’80% dei diplomati già occupati entro un anno- sostiene, con 3,2 mln di euro, 7 fondazioni. Secondo la Donazzan: “Gli Istituti Tecnici Superiori diventeranno “Academy”, accademie di alta formazione. Però sugli immigrati, Dirigenti scolastici, la Donazzan pare nutra troppe riserve.
La procedura concorsuale è stata già avviata con gli aspiranti Dirigenti scolastici che hanno presentato le domande. Si attende adesso la data di svolgimento della prova preselettiva, che sarà resa nota il 27 del prossimo mese. Il maggior numero di domande arriva dalle Regioni meridionali: Campania (7.039), Sicilia (5.595) e Puglia (3.719). Ed è proprio sul dato sopra riportato che interviene la Donazzan, sulle pagine de “Il Mattino di Padova”, partendo dal fatto che il corso-concorso è nazionale e che la maggiore disponibilità di posti vacanti è al Nord. Così, secondo l’Assessore, i futuri dirigenti, non appena entrati in ruolo, “faranno il possibile per ritornare nei paesi di provenienza”.
Ricordiamo che i futuri dirigenti scolastici dovranno restare nella Regione di assunzione almeno per tre anni. Cominciare a pensare ad una scuola, non necessariamente statale non è mai troppo tardi. L’Italia della scuola di massa non c’è più da almeno 30 anni. L’alternanza scuola-lavoro trova più del circa 50% insoddisfatti, per le perdite di tempo di studenti non ben collocati in base agli studi seguiti e il tipo di lavoro proposto.
Insegnare significa lasciare il segno e, purtroppo, nella scuola anche del Veneto, i precari sono troppi e il Governo Renzi li ha stabilizzati già anziani e molti già sfiduciati. Nella scuola italiana lo Stato è avaro di concorsi pubblici e favorisce il precariato come una sorta di ”caporalato”, ripreso dall’U.e..
I nuovi Dirigenti scolastici, che mancano in Veneto anche perché i potenziali capaci tra gli indigeni preferiscono lavorare altrove, dove si guadagna di più, devono poter dirigere docenti motivati e non sfiduciati in partenza per dare buon esempio ai fruitori del servizio scolastico, che l’Ocse non stima tra i primi in Europa, ma spesso tra gli ultimi.
Giuseppe Pace
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