Un’altra boccata di ossigeno è arrivate alle casse delle scuole nelle ultime settimane: complessivamente si tratta di una somma di poco inferiore ai 424milioni di euro; nella stragrande maggioranza dei casi le scuole hanno ricevuto cifre che, sommate a quelle già incassate con i tre acconti precedenti, superano il budget previsto inzialmente.
Diventa così difficile per le scuole capire con precisione a quali voci di entrata imputare i nuovi stanziamenti.
In aiuto di dirigenti scolastici e direttori dei servizi arriva però una utilissima tabella pubblicata nel sito personale del viceministro Mariangela Bastico che noi riproponiamo.
Il prospetto spiega che i primi due acconti (un miliardo e 200 milioni di euro in totale) erano tratti dal capitolo di spesa 1203 relativo alle competenze per il personale (fondo di istituto e spese per le supplenze), mentre l’acconto di giugno (370milioni circa) derivava dal capitolo 1204 destinato a coprire tutte le spese di funzionamento.
I 424milioni attuali derivano ancora dal capitolo destinato alle spese di personale.
A questo punto il Ministero dell’Istruzione, Padoa Schioppa permettendo, dispone ancora di un miliardo di euro da erogare alle Istituzioni scolastiche: come è noto, infatti, il Ministro dell’Economia ha già segnalato al collega Fioroni che i risparmi sull’organico sono stati molto al di sotto delle previsioni e quindi dovrà scattare la “clausola di salvaguardia” prevista dalle legge finanziaria: dal miliardo di euro disponibile per le scuole bisognerà forse ricavare 150/200 milioni per recuperare il disavanzo creatosi con le “concessioni” fatte sull’organico di fatto.
Per intanto la viceministro Bastico cerca di tranquillizzare ricordando che il decreto sull’impiego del “tesoretto” destina 180milioni di euro alla copertura delle spese per le supplenze e dichiarando che il nuovo quadro finanziario “può consentire una riapertura dell’anno scolastico priva delle incertezze e delle difficoltà finanziarie – particolarmente gravi in alcune regioni del centro-nord – derivanti dai debiti accumulati dal 2002 al 2006 a seguito dei ripetuti tagli del Governo di centro-destra”.
In realtà le difficoltà restano quasi del tutto invariate, perché a tutt’oggi non è ancora chiaro con quali soldi le scuole potranno pagare la Tarsu dovuta ai Comuni, spesa che molto spesso assorbe quasi completamente la quota di budget destinata al funzionamento ordinario. A latere, c’è poi da chiedersi per quale motivo la tabella di riepilogo sui finanziamenti destinati alle scuole non sia stata resa nota dal Ministero (magari attraverso una apposita nota alle scuole) e sia disponibile unicamente nel sito personale del Viceministro, come se non si trattasse di uno strumento di lavoro ufficiale.