Sarebbero tre milioni l’anno i soldi che il Senato della repubblica eroga al gruppo parlamentare della Lega Nord e che, secondo le ultime notizie della stampa, i senatori leghisti avrebbero utilizzato (ma loro smentiscono) per i propri scopi personali e non per fini istituzionali.
Per essere più chiari, sono soldi versati in aggiunta allo stipendio e agli altri benefit di cui già ciascun senatore, e non solo della Lega, gode e siccome sono evidentemente in più rispetto, sia al loro “fabbisogno” mensile, e sia a quello dell’intero gruppo parlamentare, i tre milioni l’anno sarebbero stati dilapidati alla meglio fra i vari parlamentari fra carte di credito, paghette, affitti di case e così via.
Nulla toglie che la denuncia nei confronti dei senatori leghisti, ma partita da un funzionario interno al partito, sia una pura invenzione, tuttavia precedenti scandali dimostrano che svariati milioni di euro di appannaggio ai partiti e ai singoli gruppi parlamentari hanno preso vie inquietanti, persino quelle di tavolate esotiche, escort, isole assolate e pure isole fiscali. Ma dimostrano pure che sono soldi che tutti costoro prendono in più, tanto in più che li usano per i comodi loro, degli amici, delle amanti e delle concessionarie di auto, donne, immobili, sartorie e gioiellieri, compresi i ristoranti.
Se dunque risultasse vero che quei tre milioni annuali consegnanti al gruppo al senato della Lega servivano per scopi “allegri”, c’è da supporre che similare allegria colpisca anche gli altri gruppi al senato e alla camera per un ammontare complessivo di euro che non riusciamo nemmeno a immaginare e a rendere visibile attraverso numeri.
Di contro tuttavia riusciamo a ricordare che per concedere a circa 3500 docenti il giusto pensionamento al 31 agosto 2012, tutti questi senatori, quando la proposta fu presentata al senato dalla senatrice Mariangela Bastico, si stracciarono le vesti, gridando alla estrema povertà della Nazione che non poteva permettersi un centinaio di milioni l’anno per dare luogo, non a un privilegio, ma a un diritto, quella della legittima pensione maturata in conformità della legge.
E si badi bene, un pensionamento, quello dei docenti appartenenti alla cosiddetta “Quota 96”, che avrebbe di conseguenza consentito ad altrettanti precari di occupare i loro posti, innescando un meccanismo virtuoso e di assoluta onestà legale, morale e culturale.
Soldi dunque mancanti per avallare un diritto, ma soldi presenti e sonanti per i gruppi parlamentari che non li userebbero nemmeno per lavorare a favore della comunità, cosa che almeno sarebbe accettabile, ma per se stessi e per i propri, personali, egoistici tornaconti.
Non capiamo se questo ragionamento, che con noi tanti altri condividono, sia antipolitica o populismo o demagogia o vaniloquio, ma i numeri sono numeri e affidare il proprio portafogli a un soggetto, anche se sospettato di ladrocinio è da stupidi, ma con la S di “Stupidi” maiuscola.
Rimane tuttavia un problema: essendo obbligatorio consegnare il portafogli, affidare cioè la gestione della cosa pubblica, a qualcuno, a chi dare il proprio voto?
Questo dubbio è forse l’antipolitica.
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