Quando la scuola fa più del suo dovere e quando i prof sanno capire i loro alunni, senza bisogno che qualche trombone venga a spiegare cosa fare e come comportarsi.
A lodi la vicenda della minorenne
La faccenda è accaduta in una scola secondaria di primo grado di Lodi, dove una ragazzina di tredici anni ha meditato di suicidarsi perché ricattata da un quindicenne per alcune foto osé che gli aveva spedito per WhatsApp.
Tuttavia, prima di farla finita, come aveva pensato ha lasciato un bigliettino ad un’insegnante che immediatamente si è attivata e le ha salvato la vita.
Dopo, necessariamente si è scoperta tutta la vicenda, riportata da alcuni quotidiani.
La denuncia della polizia
Infatti, dopo la scoperta della prof, a scuola è arrivata la polizia che è venuta a sapere come il ragazzo, a cui lei stessa aveva mandato via WhatsApp foto intime, da tempo la ricattasse per non mostrarle ai genitori, foto che comunque erano già circolate fra i ragazzi.
Immediata la denuncia nei confronti del quindicenne accusato di estorsione e diffusione di materiale pedopornografico.
La ragazza intanto è stata ricoverata in ospedale, nel reparto pediatria.
Parla la preside
La preside della scuola di Lodi, frequenta dalla scolara, ha spiegato che l’alunna è in osservazione dopo il grave choc subito, mentre i medici, che hanno in cura la minorenne, incontreranno la preside per definire insieme una linea di comportamento da tenere dopo che sarà dimessa.
“La giovane – ha spiegato la dirigente – ha subito un forte choc. Si tratta di una ragazza che era sempre andata bene a scuola e non aveva avuto mai nessun problema. La nostra scuola, proprio quest’anno, si era impegnata per far conoscere agli studenti i pericoli del web, di Internet. E li aveva anche ammoniti, con lezioni tenute dalla polizia, sui risvolti penali di un uso cattivo di questi strumenti. Una situazione del genere non ce la saremmo mai aspettata”.
Altri responsabili?
La polizia di Lodi sta intanto indagando per capire se ci sono altri responsabili, ragazzi o adulti, della diffusione di alcune fotografie della tredicenne di Lodi e già avevano ritirato in tutto 5 cellulari appartenenti ad altrettanti ragazzi della scuola.
Dalle indagini, è emerso che non era la prima volta che il denunciato richiedeva immagini alla giovane.