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Alunna con sindrome di Down esclusa dalla maturità, il papà: “Neanche una chiamata dai suoi prof. Nessuna scuola la accoglie”

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A distanza di mesi dallo scoppio del caso della ragazza con sindrome di Down, Nina Rosa Sorrentino, esclusa dalla maturità dal suo liceo, una scuola bolognese, i genitori, come riporta La Repubblica, fanno sapere che ancora la situazione non si è sbloccata.

Il caso aveva mobilitato programmi televisivi, istituzioni: ad intervenire erano stati anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore, la ministra alla disabilità Alessandra Locatelli, la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti e lo stesso dicastero di Viale Trastevere.

“Dopo il can can mediatico nessuno si è fatto vivo”

Adesso, ad agosto, alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico, nessuna scuola ancora ha accolto la ragazza permettendole di fare gli esami di maturità. “Non si è più fatto vivo nessuno – racconta sconsolato il papà – la neuropsichiatra che segue Nina ha scritto all’unico altro liceo pubblico di Scienze Umane in città, ma le è stato risposto che dal momento che è cambiata la dirigente occorre aspettare che si insedi. Solo che mancano tre settimane all’inizio della scuola”.

I genitori della studentessa si dicono costretti, a malincuore, a bussare alla porte delle scuole paritarie: “A malincuore, perché abbiamo sempre creduto nell’istruzione pubblica, la mamma di Nina tra l’altro è un’insegnante. Ma per noi la priorità è che nostra figlia possa conseguire la maturità. Una paritaria ci ha già detto di no, abbiamo appuntamento con altre tre. Per noi sarebbe uno sforzo economico non da poco, ma amici e parenti sono pronti a sostenerci. Anche perché nonostante abbia sempre preso tutto come una sfida per migliorarsi, Nina comincia a dare segni di sconforto, pur continuando ad essere determinata. Nell’ultimo periodo abbiamo intensificato le visite con la neuropsichiatra”.

“Dopo il cancan mediatico siamo stati lasciati soli. Anche dal Comune. Il ministero ha chiesto le carte alla scuola, senza tenere conto del parere della neuropsichiatra. Ma se in questo Paese la 104 è ancora in vigore non credo sia la giusta risposta da parte delle istituzioni, penso si potesse approfondire di più. Una volta trovata una classe per Nina, e sono fiducioso, valuteremo come procedere, non escludo nulla, i termini per un’eventuale azione legale non scadono. Anche perché capisco che io sia stato visto cone ‘l’uomo nero’, ma mia figlia non c’entrava nulla e non è arrivata nemmeno una telefonata dai suoi vecchi docenti che l’hanno avuta in classe per quattro anni”.

La decisione del liceo

Come abbiamo trattato, il liceo non ha assecondato la richiesta della famiglia della ragazza, avanzata all’inizio del triennio, di cambiare il Pei, (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati (che alla fine del quinquennio fa ottenere solo un attestato di competenze) a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Era favorevole invece il parere della neuropsichiatra infantile del gruppo di lavoro.

Da qui la decisione di ritirarsi da scuola tre mesi prima dalla maturità, l’unica soluzione che la famiglia ha trovato per non far perdere alla figlia la possibilità di riprovarci l’anno prossimo a essere ammessa all’esame di Stato.