Ancora aggiornamenti sulla vicenda sconvolgente che ha avuto luogo al Liceo Scientifico Ettore Majorana di Latina. Ieri, come abbiamo riportato, si è diffusa la notizia di una rissa a scuola avvenuta lunedì 17 ottobre in seguito al rifiuto di una studentessa di consegnare il proprio cellulare ai docenti come prevede una nuova norma dell’istituto. L’alunna, dopo delle note in condotta, ha sollecitato l’intervento del padre, che è accorso a scuola aggredendo il personale scolastico. A quanto pare, oltre a proferire parole grosse, il genitore sarebbe stato violento a livello fisico con il dirigente scolastico Domenico Aversano.
Il Messaggero ha riportato ulteriori dettagli sulla vicenda. Il preside avrebbe spiegato alle forze dell’ordine di essere stato aggredito fisicamente e di aver dovuto ricorrere alle cure dei medici del pronto soccorso. Ieri mattina, poi, il giorno successivo all’aggressione, non si è presentato a scuola.
La questura di Latina, guidata da Michele Spina, ha inoltrato un’informativa di reato e la Procura ha aperto l’inchiesta. Stando alle testimonianze raccolte dagli agenti, i reati ipotizzati sarebbero percosse e minacce.
Come se non bastasse, il padre dell’alunna non arretra, anzi, rincara la dose. Il genitore, sulla chat dei genitori, ha scritto: “Mia figlia non ha voluto consegnare il telefonino a seguito della circolare che tutti conoscete. Tale diniego è stato causato dall’irresponsabilità da parte del corpo docenti e dell’istituto in caso di furto o smarrimento, nonostante il dispositivo fosse nelle loro disponibilità. Nonostante mia figlia si sia offerta di tenere il telefono spento e riposto nello zaino, anziché consegnarlo, dopo aver preso due annotazioni e essere mandata dalla vicepreside, è stata minacciata di venire sospesa nel caso in cui non si fosse piegata al sistema”.
“Mi preme sottolineare che sono d’accordo circa l’inutilizzo del cellulare in classe ma mia figlia si è rifiutata di consegnarlo in quanto nessun docente si è reso disponibile ad assumersi la responsabilità per un oggetto che teneva in custodia. Da buoni italiani, se succede qualcosa, un furto, una rottura, la colpa non sarebbe stata di nessuno ed in tal caso lo studente avrebbe dovuto semplicemente ricomprarselo, a danno delle famiglie come noi che fanno quotidianamente sacrifici per mandare i propri figli a scuola e crescerli nel migliore dei modi”, ha aggiunto.
I genitori, a quanto pare, forse contrariamente a quanto l’uomo si aspettava, non hanno commentato a suo favore, anzi. Molti di loro gli sono andati contro, condannando il suo gesto. Solo alcuni hanno effettivamente discusso in merito ad un unico punto, quello relativo alla custodia dei dispositivi. Il preside, su Facebook, ha risposto a queste argomentazioni dicendo che la scuola sarebbe sicuramente intervenuta di fronte a casi di furti o danneggiamenti.
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