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Alunna prende due all’esame di recupero, i genitori fanno ricorso e vincono: “Deve sostenere anche una prova orale”

Ancora ricorsi al Tar contro le decisioni prese dai docenti in merito ai voti assegnati agli alunni. Stavolta ci troviamo a Milano, come riporta Il Giorno. Qui un’alunna di terza superiore è stata bocciata all’esame di recupero dei debiti formativi in matematica lo scorso luglio, con la valutazione di 2.

La decisione del Tar

I genitori, come ormai è prassi consolidata, hanno fatto ricorso al Tar. Ieri i giudici hanno così imposto alla scuola di prevedere un ulteriore test, stavolta orale, con risultati da depositare in aula entro il 2 ottobre. Nel decreto del Tar si legge che sono stati ravvisati “i presupposti di estrema gravità e urgenza” dell’istanza presentata.

Il motivo: “Non risulta che l’alunna, dopo l’esito negativo della prova scritta di matematica, sia stata sottoposta a una successiva prova orale che potesse confermare o meno una tale valutazione, non avendo motivo di dubitare che le verifiche nella materia (matematica) operate durante l’anno scolastico si siano svolte attraverso lo svolgimento di prove sia scritte che orali”. Insomma, secondo il Tar l’alunna dovrebbe essere valutata solo in seguito di un’interrogazione orale, e non solo dopo la prova scritta visto che durante l’anno sono state usate entrambe le modalità d’esame.

Da qui la decisione di ordinare all’istituto scolastico di far sostenere alla diciassettenne la prova orale di matematica, da svolgersi entro il 28 settembre, con esito da depositare entro il 2 ottobre.

Il caso avvenuto a Tivoli

Ha fatto discutere il caso della studentessa di Tivoli con sei insufficienze bocciata e poi ammessa alla seconda media dal Tar dopo il ricorso avanzato dai suoi genitori. Dopo il polverone che si è alzato contro questa pratica ormai comune, che provoca nei docenti un senso di delegittimazione, tanto da spingere dire la propria anche il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, a parlare sono proprio i genitori della ragazzina.

Questi, a Il Messaggero, hanno difeso la loro decisione. “Abbiamo ritenuto opportuno rivolgerci alla magistratura dopo una serie di colloqui infruttuosi tra noi e la scuola. Siamo stati insoddisfatti della risposta, con una motivazione che presentava vizi formali e sostanziali. Riteniamo che non sia stato considerato il miglioramento di un’alunna di 11 anni nel primo anno di scuola media. Nostra figlia era migliorata in 7 materie e in alcune il miglioramento non è stato reso possibile”.

Redazione

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