
Una studentessa di diciotto anni del Trentino ha avuto il coraggio di rivelare, in un tema scritto a scuola, le violenze subite dal marito della madre, che ha denunciato. Lo riporta La Repubblica. Per lei “la penna è stata l’alleata per ‘sentirmi libera, leggera’. A scuola ci è stato chiesto di scrivere un racconto per la giornata contro la violenza sulle donne. Ho intravisto una via d’uscita, era il 2023”.
Il triste racconto
“Tutto iniziò una bella giornata di agosto, io avevo 6 anni e mia mamma aveva appena conosciuto un nuovo ragazzo. Ero al settimo cielo, morivo dalla voglia di conoscere quello che pensavo sarebbe stato il mio futuro padre. Le cose poi presero una brutta piega il giorno che andai a sciare insieme a lui. Quella fu la prima volta”, comincia così il racconto “Occhi piccoli che videro molto” consegnato agli insegnanti il 25 novembre di quasi due anni fa.
Il testo descrive le prime avance, poi le violenze dopo le quali si sentiva “un sacco di immondizia”. E i quotidiani tormenti: “Mi costringeva a mangiare tutto quello che c’era nel piatto fino a finire con la faccia dentro il wc”. I professori hanno capito che quella non era fantasia.
“Io un po’ ci speravo e un po’ temevo quel momento. Quando mi hanno convocata, ho ceduto e ho chiesto il loro aiuto”. La denuncia alla procura è stata una conseguenza naturale. Cinque anni “a combattere la mia battaglia”. Per tutto questo tempo è stata un oggetto nelle mani del mostro: “Nei suoi occhi vedevo il male, mi baciava, sentivo quel calore e speravo che fosse sempre più caldo fino a bruciarmi tutta. Mi sminuiva per qualsiasi cosa ma quando voleva lui ero la sua principessa”.
Non si è mai confidata con nessuno perché “mi vergognavo troppo, ero uno spirito muto, senza voce”. Ora che la madre e i fratellini sono al sicuro è “contenta e triste perché vivere in fuga non è né facile né giusto”. Lui ha perseguitato la famiglia per anni, ha abusato di un’altra figlia più grande, picchiato la moglie, è già indagato per diversi reati, rischia un nuovo processo e di perdere la potestà dei due figli minorenni.
“Non provo rabbia”
Nel tema la protagonista si suicida il giorno del suo undicesimo compleanno. “E’ a quell’età che ho capito che dopo le violenze dovevo comunque andare avanti, da sola, uccidere quella bambina rotta”, spiega. L’infanzia è stata spezzata ma lei non ha smesso di sognare. “Studio all’alberghiero perché vorrei fare la barman di notte, il mio vero obiettivo però è diventare un’insegnante di italiano”, guarda così al futuro.
“Se mi ritrovo da sola con dei maschi mi assale la paura all’improvviso”. Sui sentimenti che prova per “lui”, è serena: “Rancore, pena, ma niente rabbia. Non voglio caderci dentro, farebbe male solo a me. Voglio dimostrargli come è bello vivere un’esistenza splendente, gioiosa”. C’è spazio per il perdono? “Non posso, ha rubato una parte della mia vita. Mi auguro che curi le sue ferite e faccia un percorso per cambiare. Per essere finalmente migliore. Un vero uomo”.