Un’aggressione ad una studentessa da parte di una compagna di scuola si è tramutata in una battaglia legale che si è conclusa con la condanna ai genitori della giovane violenta. Come riporta La Repubblica, questi ultimi sono stati condannati al risarcimento di 85mila euro per non aver “educato” bene la loro figlia.
I fatti risalgono al 2019. In una scuola di Pistoia una, allora, quattordicenne, dopo aver chiesto alla docente di poter uscire dalla classe con una compagna, l’ha spinta per le scale con entrambe le mani. La giovane picchiò la testa contro lo spigolo di una colonna in cemento. E poco dopo fu portata al pronto soccorso, dove i medici le diagnosticarono un trauma cranico e un taglio a partire dal volto di circa 12 centimetri.
Venne dimessa con 20 giorni di prognosi. In seguito la sua famiglia chiese un risarcimento per il danno: accusata sia la famiglia della compagna di classe sia l’istituto scolastico. Durante il processo è stata evidenziata la colpa dei genitori, perché non hanno provato di aver educato sufficientemente la figlia, “tenuto conto — scrive il giudice — della grave ed immotivata spinta”.
Il tribunale ha sottolineato inoltre nella sentenza che un genitore ha “l’obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole, tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli”.
L’amministrazione scolastica si è difesa, rigettando ogni responsabilità e affermando che il sinistro si era verificato “in un ambiente noto alle alunne e privo di particolari profili di pericolosità, durante un’attività ordinaria autorizzata dall’insegnante — si legge nella ricostruzione della sentenza — e che, al momento del verificarsi del fatto, le alunne erano sorvegliate dalla collaboratrice scolastica, tanto che questa le aveva richiamate poiché stavano correndo”.
Una posizione però respinta dal tribunale. Secondo la valutazione fatta in primo grado, al momento dell’incidente nel corridoio non c’era personale docente a sorvegliare. Le due ragazze rientrarono in classe subito dopo l’episodio: una piangendo, l’altra ammettendo la spinta.
Per la famiglia della vittima è stato disposto un indennizzo di oltre 85 mila euro, comprese le spese legali. I genitori della ragazza che l’ha aggredita non le avrebbero impartito “un’istruzione consona al rispetto delle regole basilari della civile coesistenza”.
Come abbiamo scritto, in base all’articolo 28 della Costituzione «I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici».
Il collaboratore scolastico o l’insegnante se un bambino si getta dalle scale, possono esser condannati per omessa vigilanza (culpa in vigilando). La condanna può comportare l’esborso di cifre insostenibili per qualsiasi docente o ATA del bel Paese, viste le bassissime e umilianti retribuzioni del personale scolastico italiano.
La responsabilità è inversamente proporzionale all’età degli alunni, ma è comunque presente, anche nel caso in cui un alunno provochi danni terzi.
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