Una bambina di Napoli che è stata bocciata in prima elementare l’anno prossimo frequenterà comunque la seconda: a deciderlo i giudici del Tar, che hanno accolto il ricorso dei suoi genitori. La bocciatura, secondo il tribunale, è stata illegittima. Lo riporta Il Corriere della Sera.
Il motivo? La bambina avrebbe disturbi psichiatrici, la scuola ne era al corrente ma non avrebbe fatto abbastanza per aiutarla, vista la sua condizione.
Il Tar ha rilevato che gli elementi per i quali la piccola era stata bocciata (atteggiamento poco partecipativo, linguaggio infantile, scarsa autonomia nei compiti e nelle consegne e difficoltà nell’area logico-matematica), denotassero “più la rappresentazione clinica di difficoltà di apprendimento, che non valutazioni negative del profitto”.
La scuola era stata “tempestivamente edotta del fatto che la bambina fosse seguita da una neuropsichiatra, sia privata che dell’Asl”. Un quadro psicologico fragile, che avrebbe imposto “la redazione di un piano didattico personalizzato contenente le più idonee misure di supporto didattico”.
Così, è stata disposta l’ammissione dell’alunna con riserva alla seconda classe. La trattazione del merito del ricorso è stata invece fissata al prossimo aprile.
Proprio ieri abbiamo trattato la vicenda relativa ad un ragazzo di 12 anni di Vicenza, con un quoziente intellettivo di oltre 130, che nonostante le sue doti è stato bocciato nella secondaria di primo grado. La sua intelligenza, infatti, non gli ha garantito buoni voti, e la scuola non ha saputo rispondere alle sue esigenze specifiche.
Tuttavia, il Tar del Veneto ha annullato la bocciatura, riconoscendo il diritto del ragazzo a un percorso didattico personalizzato, creando così un precedente per gli studenti plusdotati in Italia.
La bocciatura dello studente, arrivata a giugno, ha sconvolto sia lui che la sua famiglia. Da tempo il ragazzo non si sentiva a suo agio tra i banchi di scuola e questo ha compromesso il suo rendimento. “Nostro figlio era demoralizzato, si sentiva inadeguato,” racconta la madre a La Stampa. “Nonostante sapessimo che le sue capacità fossero superiori, la scuola non ha saputo valorizzarle. La bocciatura è stata una conseguenza ingiusta e non ha tenuto conto delle sue potenzialità”.
La famiglia ha quindi deciso di fare ricorso al Tar del Veneto, sostenendo che la scuola avrebbe dovuto predisporre un Piano Didattico Personalizzato (PDP) per il giovane, come previsto dalle direttive ministeriali per gli studenti plusdotati. Il Tar ha accolto il ricorso, stabilendo che l’istituto scolastico non ha rispettato le esigenze del ragazzo e che avrebbe dovuto implementare una metodologia di insegnamento su misura per lui.
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