Estero

Alunne non indossano bene il velo islamico a scuola, la docente rasa i loro capelli a zero: accade in Indonesia

Ma la follia umana avrà pure dei limiti.. O no? Sembrerebbe proprio di no, considerate le notizie che arrivano dal mondo e dal mondo della scuola in particolare, un ambiente che dovrebbe essere più al riparo di altri da intransigenza, durezza, intolleranza. Eppure arriva da Giava, in Indonesia, una notizia che mette a dura prova la nostra fiducia incondizionata nella bontà di fondo dell’essere umano. In una scuola pubblica dell’isola, 19 alunne che non indossavano correttamente il velo islamico sono state convocate da un’insegnante che ha provveduto seduta stante, con un rasoio elettrico, a rasare a tutte quante i capelli a zero. Il fatto è stato reso noto da BBC Indonesia su segnalazione di Human Rights Watch, la nota organizzazione internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani nel mondo.

Uno dei suoi attivisti, che studia da qualche anno le violazioni dei diritti umani in Indonesia legati all’uso del Hijab, il velo islamico, ha dichiarato senza mezzi termini che la misura punitiva messa in atto dall’insegnante di Giava è un abuso, una vessazione, assimilabile al reato di molestie.

Tra le oltre 1500 ragazze indonesiane vittime di intimidazioni legate a un presunto uso improprio del velo, interrogate da Human Rights Watch, molte soffrono di stress, piangono spesso senza un motivo apparente e non vogliono più tornare a scuola. Nei casi più gravi sono stati anche rilevati tentativi di suicidio.

Relativamente a quest’ultimo caso avvenuto a Lamongan, provincia orientale di Giava, il quotidiano indonesiano Kompas aggiunge che qualche giorno dopo i fatti, il direttore della scuola ha avviato una mediazione con le famiglie delle diciannove ragazze rasate e umiliate che sembrerebbe abbiano accettato una soluzione pacifica del caso.

Tuttavia, sempre secondo Human Rights Watch, le famiglie sono in qualche modo “obbligate” ad accettare compromessi su pressione della scuola, dei servizi sociali e delle forze dell’ordine.

Gabriele Ferrante

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