La sigla APC significa Alto Potenziale Cognitivivo, quindi bambini il cui quoziente intellettivo è nella fascia medio-alta (tra 100 e 125/130) attivi, attraenti, con buone competenze linguistiche, che iniziano a leggere e scrivere facilmente verso i 6 – 7 anni. Di solito sono identificati dagli insegnanti come bambini ad alto potenziale, quando in verità si tratta di bravi allievi, applicati e socievoli. Spesso lo studente o la studentessa ad alto potenziale cognitivo (QI tra 125/130 e 160) è spesso un allievo difficile che ha incontrato problemi d’integrazione nella scuola. In classe, l’allievo ad APC evita spesso di farsi notare come troppo bravo, è consapevole della sua differenza, cerca di nasconderla facendo a volte volontariamente degli errori. L’allievo APC conta sulla sua memoria, manca di metodo e d’organizzazione e mostra di essere molto curioso sugli argomenti che lo interessano. Inoltre, spesso, il suo sviluppo motorio non è in rapporto con la sua precocità intellettuale, scrive male, è spesso maldestro nelle attività manuali.
Prima un bambino ad alto potenziale viene identificato, riconosciuto ed accettato dal proprio entourage, si legge nel fascicolo dell’Association Suisse pour les Enfants Précoces (ASEP) Associazione Svizzera per i bambini ad alto potenziale cognitive, tanto più esso si realizzerà, in accordo con se stesso e con l’immagine che gli altri hanno di lui, ed avrà la possibilità di vivere armoniosamente la sua vita scolastica, sociale ed emozionale.
Se in Italia si parla sempre più frequentemente di alunni APC, vale la pena ricordare che la prima scuola dedicata a studenti ad alto potenziale risale 1968 ad opera di W.T. Harris, USA. Nel 1905, lo psicologo francese Binet ideò il primo test sull’intelligenza per studenti e fu pochi anni dopo, nel 1912, che William Stern coniò il termine IQ (Intelligence Quotient). Le prime scale di misurazione vennero ideate nel 1939 dallo psicologo americano d. Wechsler, conosciuta come il nome di WAIS (Wechsler Adult Intelligent Scale).
In Italia nel 2012 viene utilizzata la WISC.IV impiegata per valutare il QI dai 6 ai 16 anni, scala ancora in uso.
Come portatori di un dono che stenta a dar voce di sé, sostiene la pedagogista Maria Fiorina, dell’Università degli Sudi della Basilicata, emergono comportamenti altalenanti tra sviluppo emotivo e cognitivo, che fanno supporre che tale eccezionalità non esista e che i disturbi di apprendimento ne traccino di fatto il vero profilo. integrazione, in quanto è consapevole di avere una marcia in più e che gli interessi che lo riguardano non incontrano l’approvazione dei compagni della stessa età. In tali alunni è presente una mancanza di metodo negli studi, tanto da risultare caotico, disorganizzato, goffo, talvolta maldestro.
Siamo di fronte ai cosiddetti Underachieevers, ovvero alunni che rendono al di sotto della media e delle aspettative. La nota Miur del 2019 li annovera tra i BES e richiama la necessità di avere Linee Guida, per un PdP adeguato. La presenza di un alunno gifted in aula è una sfida per il docente, che deve riprogettare e rimodulare le proposte didattiche ad hoc.
Il modello CM (Clever Mind,) frutto di una sperimentazione e di una ricerca che convoglia ad un sapere autentico e partecipato che vede il potenziale di tutti, è la proposta di Maria Fiorina e Amelia Meliaccio, referente della Rete Talenti Fuor d’Acuqa. Comprendere come funziona la mente, e come si evolva l’intelligenza, richiede che si lavori anche sul contesto, su un ambiente di apprendimento ideale perché accogliente. Il docente come potenziatore di sviluppo è un orientatore didattico di sistema che coniuga il proprio sapere a favore di un apprendimento attivo, mettendo in circolo pensieri, idee, creatività e azione. Volendo usare un motto, dovremmo: “pensare da liquidi, ma agire da solidi” per superare lo scoglio dell’indifferenza che aliena la conoscenza.
Per saperne di più Talenti Fuor d’Acqua • La Nuova Scuola dell’EducAzione (talentifuordacqua.it)
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