Può un insegnante lasciare un alunno fuori dall’aula senza una motivazione fondata? Evidentemente no, ma una docente di una scuola media della provincia di Udine era solita farlo. Accompagnando le sue “lezioni” anche da spinte e schiaffi nei confronti degli alunni poco attenti. Il tutto “condito” con urla, epiteti volgari e svilenti.
La docente però almeno per quasi un anno non potrà mettere più in atto questo genere di “strategie” formative: è stata sospesa per 10 mesi dall’insegnamento, con l’accusa di maltrattamenti ai danni di alcuni dei suoi alunni.
Dalle audizioni dei ragazzi è emerso che l’insegnante imponesse a qualche alunno di restare fuori dall’aula, non consentendogli di assistere alla maggior parte delle lezioni, punizione non fondata su un motivo razionale bensì dal fatto di “stare antipatico”.
Secondo l’Ansa, il provvedimento cautelare, emesso dal gip del tribunale di Udine su richiesta della Procura, è stato notificato alla docente in questi giorni dalla Polizia.
L’insegnante, peraltro, era già incorsa in provvedimenti disciplinari da parte della dell’Ufficio scolastico regionale: nel 2016 fu sospesa per due mesi proprio per comportamenti non idonei nei confronti dei ragazzi e, in queste settimane, stava scontando una nuova sospensione disciplinare dall’insegnamento per altri 60 giorni.
Sarebbe dovuta tornare in aula il 12 ottobre. Invece, le indagini della polizia avviate nei suoi confronti all’inizio del 2016, hanno portato alla notifica del provvedimento cautelare.
L’inchiesta – continua l’agenzia di stampa – era partita dopo la segnalazione di alcuni genitori che avevano rappresentato lo stato d’ansia e disagio vissuto dai figli durante le lezioni.
Nella prima fase delle indagini, condotte dalla sezione di Polizia giudiziaria della Procura e dalla Squadra Mobile di Udine, sono stati ascoltati il dirigente scolastico e, con l’ausilio di una psicologa, gli alunni della docente. Sono stati proprio questi ultimi a riferire il clima di forte tensione che si respirava in classe.
I giovani non esageravano: i maltrattamenti nei loro confronti sono stati ripresi attraverso l’installazione di sistemi di videosorveglianza nell’ambiente scolastico, effettuata nella seconda fase delle indagini, dopo nuove segnalazioni dei genitori.
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