Lo scorso 17 maggio il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato una nota che ha creato molta confusione fra docenti e dirigenti, almeno in base alle reazioni sui gruppi social. Infatti, la nota parla dell’autonomia scolastica e la gestione degli alunni BES (Bisogni educativi speciali), generando fra i docenti il sospetto che Viale Trastevere volesse eliminare il piano didattico personalizzato (PDP) per questi alunni.
La parte incriminata della nota
La nota dilungandosi sui temi di inclusione e autonomia scolastica, trattando la questione BES sembrerebbe propenso ad un superamento delle azioni finora compiute, su tutti la predisposizione di piani didattici personalizzati per questi alunni che presentano disagi. Ecco però la parte maggiormente “incriminata” della nota: “Oggi il contesto normativo è notevolmente modificato: si è assistito ad un’ importante crescita culturale e sono stati introdotti nuovi assiomi di riferimento, nuove risorse professionali, economiche e strutturali affinché a ciascuno sia data la possibilità di vedersi riconosciuto nei propri bisogni educativi “normali”, senza la necessità di ricorrere a documenti che attestino la problematicità del “caso”, fermo restando le garanzie riconosciute dalla Legge n.104/1992 e dalla
Legge n.170/201O. I docenti e i dirigenti che contribuiscono a realizzare una scuola di qualità, equa e inclusiva, vanno oltre le etichette e, senza la necessità di avere alcuna classificazione “con BES” o di redigere Piani Didattici Personalizzati, riconoscono e valorizzano le diverse normalità, per individuare, informando e coinvolgendo costantemente le famiglie, le strategie più adeguate a favorire l’apprendimento e l’educazione di ogni alunno loro affidato. In questa dimensione la soluzione al problema di un alunno non è formalizzarne l’esistenza, ma trovare le soluzioni adatte affinché l’ostacolo sia superato“.
Facciamo chiarezza
A seguito di questa nota la domanda di molti docenti è questa: “sarà ancora possibile predisporre il PDP per gli alunni BES?”
La risposta, ovviamente, è positiva, perché non ci risulta che siano state superate la direttiva ministeriale 27/12/2012 “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica“ e la Circolare n. 8/2013 riguardante peraltro l’attuazione alla stessa Direttiva precedente. Quindi niente decreto o atto normativo che muta il processo di lavoro riguardante gli alunni BES.
Piuttosto, la conclusione della stessa nota, rivela proprio la natura stessa e le intenzioni: “Si ritiene, quindi, necessario, in previsione del rinnovo del Piano Triennale dell’Offerta Formativa, proporre alle SS.LL. di avviare nei collegi docenti, nei dipartimenti disciplinari, nei consigli di classe e di interclasse, una riflessione sull’evoluzione del contesto normativo ed organizzativo della scuola italiana, anche dando impulso a momenti di scambio professionale per la valorizzazione delle competenze e la promozione di attività di ricerca e sperimentazione didattica.
In continuità con il processo di partecipazione già avviato da questo Ministero, le istituzioni scolastiche potranno, attraverso la condivisione della presente nota, operare nell’ottica descritta di semplificazione, ottimizzazione delle procedure e valorizzazione della professionalità docente. Tutto ciò al fine di elaborare curricoli verticali e di assicurare la predisposizione di ambienti di apprendimento coinvolgenti e partecipati oltre che di scelte didattiche efficaci ed ineludibili per far crescere nuove generazioni di cittadini consapevoli, ciascuno con i propri talenti, capacità e competenze, che prendano in carico il cambiamento sostenibile del Paese per un futuro migliore“.
In definitiva, lo scopo della nota è quello di orientare gli insegnanti e le istituzioni scolastiche a non burocratizzare il concetto di inclusione di alunni con bisogni educativi speciali, proprio per fornire un’inclusione completa e più equilibrata, aggiungendo che “che personalizzare i percorsi di insegnamento-apprendimento non significa parcellizzare gli interventi e progettare percorsi differenti per ognuno degli alunni delle classi, quanto pensare alla classe, come una realtà composita in cui mettere in atto molteplici modalità metodologiche di insegnamento apprendimento, funzionali al successo formativo di tutti“.