Anche durante questo mese di gennaio, in concomitanza col periodo delle iscrizioni scolastiche, si è letto che le scuole devono proporre e, se richieste da studenti e famiglie, attivare tutte le quattro alternative all’ora di religione previste dalle leggi e dalla sentenza n. 13 dell’11 gennaio 1991 della Corte costituzionale.
Né il Dirigente scolastico né il collegio docenti possono ridurre le scelte previste. Eppure ci si continua a imbattere in istituti che negano o alterano le opzioni alternative, o le sottopongono a condizioni e restrizioni arbitrarie. E non è ben chiaro come i docenti, gli studenti e le famiglie possano ripristinare la legalità in questi casi. Di certo né gli uffici centrali del Ministero né quelli periferici offrono alcun supporto. Anzi.
Chi scrive, pochi anni fa, segnalò all’Ufficio scolastico territoriale il caso di un istituto superiore milanese che impiegava sistematicamente modulistica monca dell’opzione delle attività didattiche e formative alternative, e che aboliva qualsiasi distinzione tra studio autonomo e studio assistito, facendo tra l’altro vigilare gli studenti interessati da personale non docente.
Ad impedire le attività didattiche alternative era la dirigente, che durante la riunione di fine anno scolastico interpellava estemporaneamente il Collegio dei docenti a proposito di eventuali proposte in merito e, in mancanza delle stesse, faceva intendere che la scuola dovesse senz’altro abolirle per l’anno scolastico seguente, all’inizio del quale proponeva di conseguenza moduli ministeriali appositamente alterati.
Ecco quale fu la risposta del dirigente dell’UST: “si precisa che la materia in questione è di esclusiva competenza dell’Istituzione Scolastica, trattandosi di tematica soggetta a deliberazione del Collegio dei Docenti”. Una successiva segnalazione al Ministero non ottenne invece alcuna risposta.
Di fronte a queste esemplari forme di connivenza ai massimi livelli, risulta ancora una volta ben chiaro quanto sia ipocrita gran parte dei proclami scolastici circa i diritti dei cittadini, i principi costituzionali, l’educazione civica, la legalità e chi più ne ha più ne metta.
Andrea Atzeni
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