Sembra una cosa di poco conto, ma stare a stretto contatto con loro nell’aula tutti i giorni è veramente problematico perché diventano un pericolo costante per loro stessi e per gli altri.
Non bisogna affatto considerarla una situazione alla leggera, in quanto la frequenza, tra le ultime generazioni, di alunni cinestetici è sempre più elevata e deve essere presa nella dovuta considerazione, dal momento che sta assumendo i connotati di una vera e propria patologia.
Bambini e ragazzi delle scuole dell’obbligo che non sanno stare un minuto fermi, che si muovono in continuazione, che non hanno minimamente la prospettiva dell’autocontrollo sono veramente un caso problematico da gestire pur trovando per loro mille strategie. E proprio nella vita scolastica quotidiana i docenti sono a stretto contatto di gomito con alunni ipercinetici, cioè che sono in continuo movimento e non si fermano mai, neppure quando lo star fermi viene richiesto per determinate attività.
Questo continuo e, spesso, disordinato movimento è fonte di perenne distrazione ed indice di un livello di attenzione scarso o quasi nullo. Durante le lezioni in classe si vedono alunni che muovono continuamente sedie e banchi, che afferrano penne, matite e gomme per cancellare picchiettandole sul banco e che dimostrano continua indolenza verso tutto ciò che l’insegnante in quel momento sta facendo. Anche quando il docente svolge la lezione con la LIM o fa vedere un filmato, non esiste mai quel livello di attenzione e concentrazione massima, ma corre sempre un “filo sotterraneo” di sottofondo che ingenera situazioni di disturbo.
La colpa dell’ipercinetismo degli alunni è da attribuirsi all’uso smodato dei nuovi strumenti della comunicazione, che rendono i ragazzi iperattivi, attraverso la visione di videogiochi molto dinamici che influenzano anche il riposo notturno. Vi sono ragazzi che non trascorrono delle ore di riposo tranquille, a causa delle numerose tempo passato davanti ai cellulari o per il fatto di andare a letto ad “ore piccole”.
L’ipercinetismo si corregge fin dall’infanzia attraverso il continuo monitoraggio dei genitori, i quali devono abituare i propri figli a saper distinguere, nelle varie fasi della giornata, i momenti in cui il ragazzo deve star fermo perché lo impone quella determinata attività e il momento in cui deve essere in libero movimento. Sul piano pratico questo non avviene quasi mai e durante le ore di lezione in classe si assiste ad alunni che manifestano evidenti situazioni di ipercinetismo che il docente deve, suo malgrado, cercare di gestire.
Ma questo non lo si può pretendere nelle ultime ore di scuola, quando il livello attentivo, è notevolmente calato. Come fare? Prevedere un orario scolastico con le ultime due ore (nella scuola secondaria di I grado) da dedicare esclusivamente ad attività laboratoriali, esercitazioni che non impegnano la mente dell’alunno ipercinetico, ma privilegiano piuttosto la manualità. Si pensi a lavori con il legno, con il compensato, con la creta, la costruzione di modellini etc, tutti strumenti che moderano quel disordinato ipercinetismo e affinano, attraverso la manualità, le fasi dell’attenzione e della concentrazione che, né la lezione frontale, né lo stare seduti per cinque ore della giornata scolastica nei banchi, può offrire. Bisogna dire che la presenza di ipercinetici nel gruppo classe produce un latente nervosismo nei riguardi di quegli alunni volenterosi sui quali le famiglie hanno puntato molto, anche con investimenti economici cospicui.
Mario Bocola
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