Partendo dai dati contenuti nel rapporto Istat denominato “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità anno 2022-2023” (pubblicato lo scorso 2 febbraio), proponiamo uno specifico approfondimento sugli alunni e le alunne con autismo.
In particolare, nella Tavola 13 allegata all’ultimo rapporto dell’Istat preso in esame, sono riportati i dati sui diversi tipi di disabilità registrati, in base all’ICD 10 CM (Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il numero delle disabilità è maggiore di quello degli alunni, poiché su di un solo alunno si possono concentrare molti tipi di disabilità.
La disabilità autistica nell’ICD 10 CM viene chiamata “Disturbo evolutivo globale dello sviluppo psicologico”. L’Istat utilizza il contenuto di questa lunga denominazione scrivendo soltanto “sviluppo” aggiungendo questa nota: «Il disturbo generalizzato dello sviluppo è caratterizzato da una compromissione grave e generalizzata in diverse aree dello sviluppo: capacità di interazione sociale reciproca, capacità di comunicazione, o presenza di comportamenti, interessi e attività stereotipate. Della categoria fanno parte: disturbo autistico; disturbo di Rett; disturbo disintegrativo della fanciullezza; disturbo di Asperger; disturbo generalizzato dello sviluppo non altrimenti specificato (compreso l’autismo atipico)». Si può considerare che “sviluppo” si avvicini alla definizione dei “Disturbi dello spettro autistico” di cui al DSM 5 americano (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali).
Dunque, stando alla Tavola 13 del rapporto dell’Istat, la disabilità autistica riguarda 107mila alunni, 32% del totale degli alunni considerati nel rapporto, ed è quella che ha avuto la maggiore crescita rispetto al valore di 43mila dell’anno 2017-2018.
Per gli esperti sarebbe necessario conoscere quanti dei circa 5mila casi presenti nel campione presentano la sindrome di Asperger, per poter stimare nella serie storica quanta parte di tale aumento è dovuto alle diagnosi più accurate e quindi via via più numerose di questa sindrome, un tempo non lontano ben poco conosciuta dai neuropsichiatri infantili.
Il Report è ricco di considerazioni sulla qualità degli insegnanti di sostegno, la cui quantità è cresciuta più del numero di tutti i 338mila alunni e, se fossero qualificati, basterebbe per offrire tutte le ore necessarie persino per l’intervento precoce intensivo di 25 ore settimanali in rapporto 1:1 di cui alla Linea guida 21 sui bambini e adolescenti con autismo del 2011. Il rapporto infatti calcola: «Il numero medio di ore settimanali di sostegno fruite da ciascun alunno ammonta a 15,3: il confronto tra gli ordini scolastici mette in evidenza una maggiore dotazione nella scuola dell’infanzia (20,2 ore), seguita dalla primaria (16,7) e dalla secondaria di secondo grado (13,4)», e ancora sugli AEC (assistenti all’autonomia e alla comunicazione): «Gli alunni dispongono mediamente di 9,4 ore settimanali con un assistente all’autonomia e alla comunicazione».
di Carlo Hanau (Presidente di A.P.R.I. Associazione Cimadori per la ricerca italiana sulla sindrome di Down, l’autismo e il danno cerebrale)