Insieme con altre associazioni il CIIS (Coordinamento Italiano Insegnanti di Sostegno) interviene con una lettera aperta indirizzata al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e alla ministra per le Disabilità Erika Stefani sul problema della frequenza degli alunni con disabilità
“Dopo mesi di differenti disposizioni territoriali, sono tornate per la maggior parte degli alunni le attività scolastiche offerte tramite canali telematici e, “in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali”, la possibilità, solo per costoro, di svolgere attività in presenza (art. 43 del DPCM 2 marzo 2021)”.
“Al DPCM – sottolinea il CIIS – hanno fatto seguito più Note Ministeriali (la n. 343, la n. 10005, la n. 662) per precisare o chiarire alcuni passaggi, ponendo particolare attenzione alla “possibile frequenza degli alunni con disabilità” cui ormai si associano, inseparabili, gli alunni con BES, che la scuola riconosce come soggetti con particolari difficoltà scolastiche”
La situazione attuale, secondo il CIIS, confligge con le norme in vigore e in particolare disposizioni che risalgono addirittura a più di 40 anni fa: “A fronte di una normativa che prescrive la frequenza degli alunni con disabilità nelle classi comuni (art. 12 c. 2 della legge 104/92), che garantisce a tutti, indistintamente, il diritto all’educazione e all’istruzione e che ha stabilito la chiusura delle classi differenziali e delle scuole speciali, ossia dei luoghi che accoglievano alunni ‘scolasticamente fragili’ o ‘non scolarizzabili’ (legge 517/77), oggi assistiamo a un rincorrersi di indicazioni da parte di provvedimenti governativi e persino ministeriali, fino a quelli territoriali e delle singole istituzioni scolastiche, che rimandano a forme di organizzazione, peraltro definite inclusive, che reintroducono realtà cancellate dal nostro sistema scolastico da quasi 50 anni, che ricordano le abolite classi differenziali”.
Il CIIS, insomma, contesta in particolare le disposizioni che prevedono che le classi, a fronte della sospensione delle lezioni, si aprono unicamente per gli alunni con disabilità e/o per gli alunni con BES.
“Molti genitori – afferma il CIIS – sono fortemente preoccupati e ci scrivono chiedendoci dove sia la valenza inclusiva di una impostazione organizzativa, che contraddice senza alcun dubbio l’approccio inclusivo che da anni caratterizza la scuola italiana”.
Il CIIS e le altre associazioni, rivolgendosi al ministro Bianchi, così concludono: “Riteniamo grave quanto si sta verificando nelle nostre scuole e lesivo proprio dei diritti in capo a ciascun alunno che, in quanto cittadino, ha il diritto di imparare a crescere e di apprendere insieme ai coetanei in contesti inclusivi aperti e non all’interno di classi ghetto”.
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