I dati sul numero degli alunni con disabilità che frequentano le nostre scuole sono a dir poco allarmanti: il Ministero dice che si tratta di 290mila alunni, su un totale di 7.286.000; in pratica il 4% (20-25 anni erano il 2% o poco più).
Ma c’è un dato che dovrebbe far riflettere: negli ultimi due anni il numero complessivo degli studenti è diminuito di 220mila unità, mentre quello degli alunni con disabilità è passato da 268.700 a 290mila, quasi 22mila in più.
In termini percentuali si tratta di un incremento di 8 punti.
Come si spiega tutto questo?
Lo abbiamo chiediamo a Raffaele Iosa, ex dirigente tecnico che si è occupato (e si occupa ancora) dei problemi dell’inclusione e della disabilità
Il numero delle certificazioni, 290.089, è ancora ampiamente incerto perché di fatto risale alla fase delle iscrizioni di inizio 2022. E’ probabile che in autunno saranno almeno 4.000 di più.
Ma come mai accade questo?
Per me questo aumento dell’8% non rappresenta una novità. La tendenza alla “grande malattia” su cui scrivo (quasi da solo) da anni è tendenza di medio-lungo periodo.
Cioè?
A me colpisce molto l’aumento elevatissimo di diagnosi nella scuola dell’infanzia, segno di un precocismo diagnostico sempre più forte, che secondo alcuni è legato alla “bravura della prevenzione” mentre per me è solo un segnale preoccupante di iatrogenesi spinta.
Spieghiamo meglio…
Stiamo assistendo ad un fenomeno di medicalizzazione che pesa nell’immaginario delle famiglie e degli insegnanti. Forse il fenomeno ha a che fare con una lettura ansiosa del dolore umano o magari è una moda legata al mito del ben-essere come perfezione. Se poi aggiungiamo i circa 330.000 alunni con DSA e i tanti con BES sparsi, arriviamo all’incredibile numero di circa 750.000 alunni studenti che hanno una “carta speciale” con scuole quotidianamente impegnate in riunioni, piani e situazioni conflittuali.
Però in tal modo alle scuole vengono assegnate altre risorse, quindi non è poi un male…
Direi al contrario perché questa iper-diagnostica provoca un effetto paradossale: le zone prossimali vygotskiane si abbassano e scendono al di sotto dei potenziali reali, si realizza una finta “protezione” da conservatorismo compassionevole.
Cioè vuoi dire che nei confronti degli “alunni certificati” si abbassano le attese di insegnanti e famiglie?
Proprio così, e come ci ha insegnato Vygotski questo non favorisce certamente l’apprendimento e lo sviluppo.
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