Mi è capitato di leggere la lettera, da voi pubblicata il 22 Settembre 2024, di Andrea Ceriani riguardo l’eccesso di diagnosi di DSA nella scuola e voglio dirvi che sono sgomento.
Partiamo dall’inizio: non c’è alcun boom di diagnosi di DSA. Sono sicuramente aumentate, ma è normale pensando che fino al 2010 non ci fosse ancora una legge che tutelasse questi bambini e ragazzi. Senza contare che in Italia il dato di DSA, circa il 4/5% della popolazione è quasi sicuramente sottostimato (basta vedere le medie di stati come Germania e Gran Bretagna per comprendere il tutto).
Le famiglie non ricorrono, come detto dal professore, al “minimo ‘lamento del fanciullo’ o alla prima insufficienza (la prima della vita), alla diagnosi.
Non sono bambini lamentosi e famiglie che vogliono evitare le difficoltà ai figli. Nessuno va da “professionisti della mente” (mi sa da grande presa in giro, portate pazienza). E per una famiglia leggere un professore universitario che li bolla come “felici, beati ed illusi!” è disarmante.
In più, spesso viene fatto intendere che le diagnosi vengono date con eccessiva facilità. Ma fatemi capire: si inventano le diagnosi i professionisti? La diagnosi non fa bocciare i ragazzi? Ma stiamo scherzando?
Le richieste della scuola sono aumentate e sono cambiate. Le richieste delle famiglie a volte sono assurde e insostenibili. Di questo bisognerebbe parlare, non prendere in giro chi fa i test.
Condivido il fatto che le famiglie spesso si spingono oltre e mi impegno giornalmente per far capire a mamme e papà il rispetto dei ruoli ed i pericoli di una invasione di campo. Ma questo non significa sparare a zero su diagnosi che spesso sono una sofferenza e su ragazzi che non chiedono niente, se non essere capiti e riuscire.
Uno dei passaggi più allucinanti, però, è quello in cui viene fatto capire che un insegnamento più rigoroso e tradizionale potrebbe diminuire il numero di DSA. Questo è drammatico nella sua gravità.
Insegnante migliore=non c’è dislessia. Bella questa equazione…Ricordo che i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) sono disturbi del neuro-sviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente e che si manifestano con l’inizio della scolarizzazione.
Un disturbo neurobiologico innato viene passato come un errore di apprendimento. Complimenti vivissimi. Quindi, in poche parole, secondo le parole del professore, la dislessia o gli altri DSA potrebbero sparire o diminuire se l’insegnamento fosse diverso? Vi rendete conto della gravità di quanto affermato?
E cito: “Cambiare, in senso più rigoroso e meno indulgente, fornirebbe ai ragazzi una preparazione più solida e strutturata e li metterebbe in grado di affrontare nuovi e più ardui percorsi formativi senza ricorrere a certificati medici (spesso discutibili)? Possiamo affermare allora che la crescita di D.S.A. nelle scuole superiori sia anche legata (almeno in parte) ad un ‘modus operandi’ un po’ troppo ‘materno’ (o ludico e troppo comprensivo) attuato nelle scuole elementari (e questo è anche comprensibile) e ancor di più (e questo è meno comprensibile, forse anche inaccettabile) nella scuola media? Domande ovviamente retoriche. La nostra risposta è affermativa.”
Questa parte è vergognosa, davvero molto vergognosa e non ha alcun legame con la realtà. Le domande non sono retoriche, ma tendenziose e sarcastiche e non fanno che infangare il lavoro di migliaia di famiglie e di professionisti in Italia. Come possiamo dare la responsabilità delle diagnosi al tipo di insegnamento nei cicli precedenti le superiori?
E poi bisogna finirla con questa asticella che viene abbassata per promuovere tutti e soprattutto dare la responsabilità di questo ai ragazzi con un DSA.
Ancora una volta: vergognoso! Si vuole far capire che il livello di richiesta alle superiori si è abbassato in seguito alle diagnosi. Andatelo a dire ai ragazzi che “muoiono” ogni giorno sui libri. Andatelo a dire alle famiglie che ogni mese spendono centinaia di euro per permettere un futuro e un presente migliore ai figli.
Andrebbe chiesto scusa alle famiglie che ancora devono combattere contro questi messaggi. E andrebbe cercata una maggiore attenzione verso gli effetti che possono provocare determinati articoli (o lettere come li avete chiamati).
Certe affermazioni non fanno bene. Non fanno bene nessuno.
Alessandro Rocco (Associazione W la dislessia)
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