Il Piano didattico personalizzato (PDP) è obbligatorio, lo precisa il Ministero dell’Istruzione e chiarisce anche che esso va redatto entro il primo trimestre dell’anno. Le scuole, cioè, in questi giorni, non appena portato a termine il Pei per gli alunni con disabilità, dovranno rivolgere le loro energie al PDP, per pianificare azioni didattiche efficaci rivolte agli alunni con difficoltà degli apprendimenti e con bisogni educativi speciali.
Su questi argomenti il nuovo appuntamento della Tecnica della Scuola Live, venerdì 22 ottobre alle ore 16. Ospiti i dirigenti scolastici Gabriella Chisari e Francesco Ficicchia, che risponderanno alle domande dei lettori e forniranno indicazioni operative per la compilazione del documento.
Il PDP è il documento pedagogico-didattico di tipo programmatico che prende in carico le problematiche connesse agli alunni con disturbi specifici di apprendimento, fornendo loro strumenti compensativi e misure dispensative o comunque pianificando interventi finalizzati a compensare o raggirare l’abilità deficitaria.
Ricordiamo che la Legge 8 ottobre 2010, n. 170 riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, denominati DSA.
Compito della scuola è facilitare la vita scolastica e gli apprendimenti agli alunni con questo genere di difficoltà, grazie ad azioni specifiche in grado di garantire il successo formativo di ragazzi e ragazze, bambini e bambine.
Il Ministero dell’Istruzione chiarisce che per gli alunni con DSA, è il consiglio di classe a predisporre il Piano didattico personalizzato, nelle forme ritenute più idonee, articolato per le discipline coinvolte nel disturbo. Ecco cosa dovrà contenere il documento:
Innanzitutto, cosa intendiamo per strumenti compensativi per gli alunni con DSA? Gli strumenti compensativi sono strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria. Fra i più noti il Ministero indica:
Quanto alle misure dispensative, il docente si accerta di ciò che risulta all’alunno particolarmente difficoltoso e predispone un adeguato PdP nel quale si precisi da quali compiti l’alunno è dispensato.
Per esempio – spiega il Ministero – non è utile far leggere a un alunno con dislessia un lungo brano, in quanto l’esercizio, per via del disturbo, non migliora la sua prestazione nella lettura. Rientrano tra le misure dispensative altresì le interrogazioni programmate, l’uso del vocabolario, poter svolgere una prova su un contenuto comunque disciplinarmente significativo, ma ridotto o tempi più lunghi per le verifiche.
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