In Italia, un adolescente su cinque risulta emotivamente fragile e ha difficoltà relazionali in famiglia, dove non parlano: spesso i genitori, che non riescono a confrontarsi con i figli, gestiscono il problema troppo tardi, quando “ormai esplode”. Per farli aprire, sarebbe bene istituire la figura dello psicologo all’interno di ogni istituto scolastico. Lo ha detto Fulvio Giardina, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, durante la presentazione a Roma del documento “La salute mentale degli adolescenti“.
Lo psicologo ha parlato di un 18-20% di alunni in difficoltà relazionali tra le mura di casa.
“Sono in aumento le richieste di consulenza su questi aspetti – ha detto Giardina – e stiamo studiando una modifica del codice deontologico che attualmente prevede che l’adolescente essendo minorenne abbia il consenso di entrambi i genitori: noi riteniamo che il ragazzo dai 16 anni in poi possa accedere individualmente almeno a un primo colloquio con uno psicologo”.
E ancora: “Stiamo cercando anche di collaborare col Miur – conclude Giardina – per avere una presenza dello psicologo a scuola che faccia da filtro, si abbia un codice di lettura non patologico. Parliamo di benessere e qualità della vita”.
Ricordiamo, tuttavia, che il servizio offerto all’interno delle scuole deve necessariamente essere di qualità. Un compito che, per ovvi motivi, non può essere assolto dagli insegnanti.
Anche perché la legge, rimarcata in più occasione dagli stessi ordini professionali della categoria, prevede che chi si assuma questo delicatissimo ruolo di consulenza negli istituti scolastici, debba necessariamente essere iscritto nell’annotazione come psicoterapeuta, aggiuntiva all’iscrizione all’albo degli psicologi, con ampia esperienza, accumula tramite un lungo tirocinio svolto in strutture pubbliche o private convenzionate con l’Università.
Inoltre, tale figura dovrà operare in un ufficio, previo appuntamento. Quindi, non entrerà in classe: ricordiamo, a tal proposito, di recente la Cassazione si è espressa sostenendo che gli psicologi possono stare in classe solo se i genitori degli alunni sono stati informati della loro presenza e abbiano dato il consenso a che i comportamenti dei figli siano sotto osservazione clinica: la sentenza ha riguardato il caso di una classe primaria di Arezzo, dove lo psicologo aveva operato in classe senza l’autorizzazione dei genitori degli alunni commettono il reato di violenza privata.
Per aprire le porte dello psicologo a scuola, perché gli insegnanti hanno bisogno di una figura esperta che gli indichi la strada da seguire in tutti in casi disagio studentesco, lo scorso mese di ottobre è stato presentato anche un disegno di legge, dalla senatrice del Partito Democratico Laura Fasiolo.
Secondo la rappresentante dem, “l’Italia è rimasta il solo Paese europeo a non prevedere l’istituzione di questa figura fondamentale”.
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