Da alcuni giorni, anche nella scuola si conferma il trend di riduzione progressiva dei contagi da Covid-19. Il dato tendenziale giunge anche dalle singole Regioni. Come in Lombardia dove – in base al monitoraggio diffuso mercoledì 16 febbraio dall’Assessorato al Welfare e riguardante il periodo che va dal 7 al 3 febbraio – risulta che l’adozione delle misure restrittive è in netta riduzione in tutti i cicli scolastici: si è passati da 43mila alunni bloccati a casa la settimana precedente, a cavallo con fine gennaio, ad appena 9.341 alunni posti in quarantena, spalmati su 854 classi; mentre sono 38 gli operatori scolastici isolati.
Sempre la Lombardia ha fatto sapere che il cambio di passo con le lezioni svolte a scuola, sempre rispetto alla settimana precedente, è stato superiore al 90% nei nidi e nelle scuole primarie.
Il crollo delle quarantene in questi istituiti scolastici si deve senza dubbio alla discesa generale dei contagi da Covid-19.
Ma ad incidere sulle attività in presenza degli alunni, vi sono anche le modifiche delle modalità approvate con decreto legge il 2 febbraio dal Consiglio dei ministri, approdate in Gazzetta Ufficiale due giorni dopo e adottate proprio da lunedì 7 febbraio (forse non è un caso), pure con effetto anche retroattivo per coloro che stavano già in quarantena.
Sono disposizioni che lasciano tutti gli alunni in classe, nella scuola dell’infanzia e nella primaria, anche con quattro compagni contagiati. Mentre per la primaria dal quinto caso di contagio ad andare a casa sono solo i non vaccinati.
È tutto dire che nella scuola dell’Infanzia, fino a quel momento le attività scolastiche si interrompevano già con un solo contagio. Mentre alla primaria ne bastavano due.
Un cambiamento repentino che ha prodotto anche richieste di spiegazioni, che finora non risulta siano arrivate.
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