La mancanza di rispetto per gli insegnanti ed in generale per l’istituzione scolastica? I motivi sono diversi: si va dalla delegittimazione della figura dei docenti, di cui i governi sono i primi responsabili, allo sgretolamento delle famiglie, dagli effetti della globalizzazione fino al boom dei social, che hanno appiattito i ruoli, ed in generale del web, che ha fatto perdere di vista le relazioni reali a vantaggio di quelle virtuali.
C’è chi, invece, dà la colpa all’emancipazione giovanile e femminile. Quella di cui proprio in questi giorni si festeggia il cinquantesimo anniversario: era il maggio del 1968, infatti, quando i movimenti di rivolta francesi, si scagliarono, con veementi e partecipati moti di piazza, contro il potere cosiddetto gollista e per rivendicare maggiori diritti.
La rivolta studentesca di Parigi si estese, presto, anche al mondo operaio e ad altre categorie lavorative e occupazionali. Fino a coinvolgere nella contestazione allargata, anche altri Paesi del vecchio Continente, tra cui l’Italia.
Quegli anni rappresentarono una svolta. Subito dopo, con l’avvento di diverse riforme, le rivendicazioni di piazza portarono a delle conquiste normative. Basti pensare, per rimanere nei nostri confini, alle leggi sull’aborto e sul divorzio. C’è chi però, oggi, ritiene che quello spartiacque ha rappresentato anche la fine dell’autorevolezza scolastica e formativa.
È come se la figura degli insegnanti si fosse d’improvviso sgonfiata, passando da quasi da totem fantoccio. I recenti continui episodi di bullismo, anche attuati contro gli insegnanti, la dicono lunga sull’arretramento della figura dell’educatore e del formatore. Al punto che in tanti, ma non tutti, chiedono di installare le telecamere in classe, proprio a tutela dell’operato dei docenti.
Chi la pensa in questo modo è Pietro Zocconali, presidente dell’Associazione nazionale sociologi (Ans): parlano il 4 maggio a Pistoia, nel corso di un convegno nazionale sulle problematiche giovanili, riferendosi ai recenti episodi di bullismo nelle scuole, ha sottolineato come “il Sessantotto è stata una porta attraverso la quale siamo entrati nell’ignoto”.
“Prima del ’68 c’era un rispetto per la scuola e per i docenti, che adesso non c’è più. Oggi certi insegnanti si sentono uguali ai ragazzi, si fuma in classe, nelle scuole è entrata la droga”.
“A questo si aggiunge il fatto che la famiglia non c’è più. Credo che la scuola, come istituzione, debba tornare ad essere un edificio sacro, come le chiese”.
In conclusione, per Zocconali, “quando i ragazzi entrano a scuola devono cambiare atteggiamento. E la scuola deve tornare ad aiutare i genitori a far crescere i figli”, ha concluso il presidente dell’Associazione nazionale sociologi.
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