Gli studenti italiani, secondo il rapporto triennale Ocse/Pisa, mostrano scarsissimo interesse per lo studio, scarsa familiarità con i libri, non sanno più dare prova della loro intelligenza e, sembra, che non gliene importi granché dell’insuccesso scolastico.
Perdenti, giocherelloni, impreparati, indisciplinati, ma felici con gli smartphone, fanno fatica a capire un testo, se la cavano appena in matematica e sono un disastro in scienze.
Un’intera generazione, svagata davanti ai libri e ai quaderni, senza combinare nulla, sfugge al proprio dovere e si perde nella più assoluta mediocrità. E più si parla, più si insiste, più si cerca di capire, meno si ottiene e meno si conclude.
La scuola-social è un vero e proprio disastro e si affaccia, ormai, sull’orlo del precipizio. Ciò sfugge ad ogni comprensione razionale e gli stessi ragazzi non sanno spiegare perché sono così incapaci di impegnarsi e perché non provano alcun interesse per la scuola e per lo studio.
In molti casi, non solo si studia poco e male, ma si evita in tutti i modi di mettersi alla prova. Renitenti allo studio, si sottraggono anche ad un giudizio sulle loro reali capacità che, nulla vieta, di immaginare come ad un possibile tesoro nascosto.
Gli studenti italiani, per chissà quale strano meccanismo di difesa, destinato a ritorcersi contro come un boomerang, sono poco interessati all’apprendimento, non riescono ad affrontare la realtà, sognano in classe ad occhi aperti e si rifugiano in grandiosi e illusori progetti di onnipotenza: incapaci per pigrizia e indolenza ad essere i primi, finiscono per essere gli ultimi.
Il successo scolastico appare come una meta indesiderata, oppure come un modello irraggiungibile, perché troppo impegnativo dal punto di vista intellettuale.
La crescente sfiducia nei confronti della scuola è evidente e gli insuccessi della scuola italiana sono tali che, nei nostalgici, provocano una sorta di rimpianto verso un sistema formativo meno compiacente, più intenso, più minuzioso, più rigido, che è stato così profondamente rimosso dalle coscienze da provocare, davanti a tanta inefficienza, svogliatezza, pigrizia e disinteresse, un senso di imbarazzo e di vergogna.
Si ha la sensazione che a molti importi assai poco della scuola, visto che tutto l’interesse è rivolto, solo ed esclusivamente, al desiderio di accrescere comportamenti e atteggiamenti di opposizione e disaccordo che provocano contrasti, allontanano dal rispetto delle regole e non educano al senso del dovere.
I problemi della scuola, della famiglia e dell’educazione sono segnali d’allarme che non nascondono preoccupazioni per il futuro.
Il Ministro dell’Istruzione Fioramonti sostiene che bisogna investire di più nella scuola, ma ciò non basta. Occorre un’inversione di tendenza per stimolare l’amor proprio e far germogliare in ogni cuore l’albero della conoscenza.
È quindi importante, per superare gli ostacoli e le sue forze, i numerosi conflitti e liberarsi dall’angoscia che provocano, comprendere le ragioni che possono indurre a incomprensioni, spingere a inconfessati sentimenti di ostilità orientati, soprattutto, ad opporre una resistenza passiva all’apprendimento che non consente agli alunni di utilizzare al meglio la propria intelligenza, di provare un vero desiderio di emancipazione attraverso la conoscenza e, quindi, di scegliere, senza se e senza ma, il successo scolastico.
Tuttavia, ciò che deve maggiormente preoccupare, molto più delle abilità, è la mancanza di entusiasmo, di interesse, che impedisce di trovare soddisfazione nello studio e di andare avanti con successo.
Nessuno meglio di un docente può conoscere bene i suoi alunni al punto da capire il ciò che loro stessi non sanno.
A volte, per modificare una situazione scolastica compromessa e non lasciarsi invischiare negli stessi meccanismi conflittuali, basta un atteggiamento di maggior ascolto, da parte dei genitori, verso il ragazzo.
È importante che i genitori dimostrino al figlio di essere preoccupati per lui, per la sua educazione e non per i suoi voti.
Un sano desiderio di affermazione può essere la molla che lo spinge non solo ad acquisire il sapere e i suoi strumenti, ma anche a trovare una vera soddisfazione nell’apprendimento e perseguire con tenacia i buoni risultati.
Purtroppo, la motivazione allo studio è una molla che può facilmente incepparsi. Per questo la sicurezza affettiva aiuta a superare improvvise e ripetute opposizioni che risultano sempre più difficili da gestire e da capire.
Scuola e famiglia non hanno solo una funzione educativa, ma rappresentano una specie di banco di prova in cui il ragazzo mette in gioco la sua identità e la sua funzione sociale all’interno di una comunità fornita di regole, ruoli e funzioni ben precise.
Se dentro i ragazzi sono pieni di conflitti, dubbi e di insoddisfazioni, si sa quanto siano importanti e decisivi i legami affettivi. Purtroppo, cresce una nuova generazione di ragazzi sempre più soli, sempre più chiusi nelle loro realtà virtuali, nelle loro scatole magiche dispensatrici di storie infinite, di amici fittizi e sempre meno capaci di sperimentare dal vivo la realtà esterna, la compagnia degli amici veri e, soprattutto, l’orgoglio di costruire quella base sicura che perfeziona, accresce e sviluppa le sue abilità.
Fernando Mazzeo