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Alunni più bravi nelle scuole “green”: lo smog fa male al cervello pregiudicando memoria e attenzione

Una scuola collocata nel verde fa bene all’apprendimento dei suoi studenti: le ultime ricerche indicano che nelle scuole “green”, con alberi e piante nelle immediate vicinanze o anche nei cortili, è statisticamente provato che gli alunni hanno voti più alti.

Il declino cognitivo correlato all’età

A dirlo sono stati gli esperti riuniti a Milano per il Seminario Internazionale RespiraMi 3: Air Pollution and our Health organizzato dalla Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e dalla Fondazione Internazionale Menarini: perché l’aria insana e inquinata “soffoca” non solo i polmoni ma pure il cervello.

Lo smog, hanno detto, peggiora le performance cerebrali e accelera il declino cognitivo correlato all’età, aumentando anche il rischio di Alzheimer.

Al contrario, vivere e studiare in ambienti verdi, dove alberi e piante ripuliscono naturalmente l’aria, è invece un ottimo ‘antidoto’. E ciò vale dalla primaria alla maturità, perché un contesto del genere produce un miglioramento della memoria e delle capacità attentive.

Gli effetti nocivi dello smog

Sergio Harari, direttore Unità Operativa Pneumologia, Ospedale San Giuseppe di Milano, ha detto che “un numero sempre maggiore di studi indica che lo smog, che ogni anno in Italia uccide prematuramente oltre 80.000 persone per colpa dei suoi effetti dannosi sull’apparato respiratorio e sul sistema cardiovascolare”.

Inoltre, ha spiegato, che “è deleterio anche per la funzionalità cerebrale. Un’ampia ricerca su circa 25.000 cinesi ha per esempio dimostrato che i livelli di esposizione all’inquinamento atmosferico correlano con le capacità in test matematici e di linguaggio”.

Lo smog favorisce reazioni infiammatorie generalizzate

Alla base del decadimento di attenzione e di acquisizione di nuove conoscenze, vi sarebbe, in presenza di aria inquinata, l’incremento dell’infiammazione delle cellule immunitarie presenti soprattutto nei polmoni e che a loro volta innescano una reazione infiammatoria generalizzata.

I danni dello smog inizierebbero già durante il periodo fetale: l’Ansa ricorda che una recente ricerca su oltre 700 bambini olandesi, seguiti dalla gestazione fino a dieci anni d’età, ha verificato che anche livelli di inquinamento inferiori alle soglie stabilite dall’Unione Europea comportano alterazioni nello sviluppo del cervello dei bimbi.

In questi casi, la corteccia cerebrale risulta più sottile in alcune aree e questo sarebbe correlato a una maggiore impulsività e quindi a un maggior rischio di problemi come il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività.

Largo alle piante ma non tutte

“Il verde purifica l’aria delle città intrappolando le polveri sottili, con un effetto positivo anche per il cervello. Uno studio spagnolo su 2.600 bambini della scuola primaria ha dimostrato che gli spazi verdi nella scuola aiutano l’apprendimento portando a un miglioramento dello sviluppo cognitivo già nell’arco di un anno”. Tutto ciò dimostra che se l’urbanizzazione, che oggi riguarda il 55% della popolazione mondiale, ha ridotto qualità e quantità delle aree verdi, è “ormai necessaria – avvertono gli esperti – una inversione di rotta. Aumentare gli spazi verdi nelle città e vicino alle scuole sarebbe cioè il miglior mezzo per proteggere il ‘capitale mentale’ della popolazione”.

Va anche sottolineato che le piante vanno scelte con attenzione evitando quelle che possono avere effetti allergizzanti, che possono essere amplificati dall’inquinamento, come ad esempio le graminacee.

Piante anti-smog consigliate invece negli ambienti chiusi sono ficus, benjamin, edera e gerbera: alleati preziosi contro benzene, ammoniaca e xilene, principali sostanze inquinanti presenti in scuole, case e uffici.

Alessandro Giuliani

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