Momento storico per gli alunni plusdotati in Italia. Con la nota n. 562 del 3 aprile, il Ministero dell’Istruzione “riconosce”, per la prima volta, all’interno del sistema degli alunni con bisogni educativi speciali anche quelli plusdotati, cioè, generalmente detti, quelli con un quoziente intellettivo pari o superiore a 130.
Il Miur è intervenuto dopo numerose segnalazioni ricevute da scuole e dai settori accademici di riferimento. Dopo l’emanazione della direttiva del 27 dicembre 2012 molte scuole consideravano gli alunni plusdotati all’interno dei Bes. Tale prassi, adesso, è riconosciuta come assolutamente corretta da parte del ministero. Viene previsto anche la possibilità di redazione di un Piano Didattico Personalizzato, in una logica di personalizzazione degli apprendimenti.
Mentre negli altri paesi europei il fenomeno dei gifted children è più o meno noto e accettato (con flessibilità del percorso scolastico e attività extra-scolastiche), in Italia c’è ancora molta ignoranza in materia.
Gli alunni pludotati, in Italia, sono circa il 2% (quota che aumenta al 7% se si considerano quelli tra 120 e 129 di QI).
Malgrado la raccomandazione n.1248 del Consiglio d’Europa del 1994 mancava ancora in Italia un intervento del ministero dell’Istruzione.
Non esiste, ad oggi, tra l’altro, una normativa che regolamenti l’identificazione degli studenti ad alto potenziale e delle loro esigenze formative.
Tra un bambino semplicemente brillante e uno plusdotato ci sono alcune differenze, difficili però da riconoscere: anche agli occhi dello specialista.
Si tratta di bambini e ragazzi che hanno ritmi diversi rispetto ai loro pari: apprendono con facilità, memorizzano senza fatica, hanno una capacità di pensiero astratta molto sviluppata, hanno interessi molto profondi per una o più specifiche discipline che a volte li assorbono completamente a discapito di altre materie.
Un dono, dunque, questo per bambini e ragazzi, che però, se non riconosciuto a scuola e in famiglia e se non trattato adeguatamente, può provocare disastri.
Attualmente l’unico ponte tra gli enti scolastici e le famiglie è costituito dalle associazioni specializzate su questa tematica, come Aget Italia.
A La Tecnica della Scuola, Valeria Fazi, presidente dell’Aget Italia, non nasconde la sua soddisfazione per la nota del Miur che “sdogana” i ragazzini plusdotati: “Si tratta di un momento storico, siamo molto contenti. Ringrazio il Miur per aver finalmente inserito anche gli alunni plusdotati tra quelli con bisogni educativi speciali. Vengono messi così al centro i bisogni dei bambini e non solo le loro caratteristiche e in una logica di inclusività questo è un passo enorme, soprattutto quando si considera la possibilità di redigere un piano didattico personalizzato tarato più sull’arricchimento”.
Un passo in avanti, ma non basta
“Sì, manca ancora qualcosa. In primis la formazione dei docenti che non sempre riescono a riconoscere uno studente plusdotato. Ritengo, però, che il futuro sia positivo in tal senso. La classe insegnante italiana è tra le migliori al mondo per cultura e professionalità anche se alle volte è bistrattata. La formazione, in questo, è importante. Spero che il Miur faccia altri passi in tal senso”.
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