La gestione delle “quarantene” degli alunni positivi al covid sta diventando un problema complesso, per il quale non esiste ancora una soluzione uniforme a livello nazionale.
In Toscana sta prevalendo la strategia di mettere in quarantena tutta la classe, mentre nella vicina Emilia-Romagna prevale l’idea di isolare solo i contatti stretti, così come nel Lazio.
In Veneto, al contrario, la quarantena riguarda solamente l’alunno positivo.
C’è poi un ulteriore problema: la quarantena sarebbe di 7 giorni per i vaccinati e 10 per i non vaccinati, ma su questa scelta il Garante ha già fatto sapere che così si rischia di non garantire la protezione dei dati sensibili di molti soggetti.
Sulla questione dovrebbe pronunciarsi il CTS nelle prossime ore, ma intanto – per ora – si naviga per lo più a vista.
“La soluzione delle bolle (limitare l’isolamento allo stretto indispensabile) – sostiene Mario Rusconi, presidente dell’ANP di Roma – è molto utile perché consente di contenere la diffusione del contagio pur garantendo la continuità del servizio scolastico. D’altronde nella popolazione scolastica la diffusione del virus è contenuta e questo è anche dovuto alla campagna vaccinale che quindi dimostra la sua validità”.
“Ovviamente – prosegue Rusconi – per fare in modo che il modello funzioni bene è necessario effettuare uno screening accurato in modo da sapere per esempio quali contatti la persona positiva abbia avuto negli ultimi giorni”.
Operazione non semplice, perché il Garante per la Privacy sta segnalando che, in ogni caso, bisogna prestare la massima attenzione a non mettere a rischio la divulgazione di dati sensibili
“Si è così. Pochi giorni fa sono entrato in una classe della scuola che dirigo e i ragazzi erano senza mascherina perché, mi hanno spiegato, avevano detto ai docenti che erano tutti vaccinati e quindi avevano avuto il permesso di toglierla. Io ho fatto presente che loro non possono dare alla scuola questa comunicazione e così il giorno dopo avevano tutti di nuovo la mascherina”.
E allora cosa si può fare?
“E’ evidente – osserva Rusconi– che le diverse autorità che stanno dando indicazioni su come gestire questa fase devono raccordarsi fra di loro e fornire istruzioni compatibili e concretamente praticabili”
D’altronde la confusione è davvero tanta.
Racconta per esempio un dirigente scolastico romano: “Pochi giorni fa arriva sulla nostra posta istituzionale la comunicazione di alunno positivo per contagio familiare. Immediatamente ci attiviamo e parliamo che il medico della ASL che ci suggerisce di chiedere agli alunni della classe chi di loro sia vaccinato e chi no, in modo da poter stabilire i giorni della quarantena”.
A queste condizioni è sempre più difficile riuscire a contemperare il diritto alla riservatezza dei singoli, con il diritto all’istruzione di tutti gli alunni garantendo anche il diritto alla salute di tutto il personale scolastico.
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