Si torna a parlare di ‘Ius soli’ e di scuola come luogo chiave per l’integrazione degli alunni stranieri. A farlo, nella stessa giornata, il 15 marzo, sono Davide Faraone, responsabile Welfare e Scuola del Pd, e il presidente del Senato, Pietro Grasso.
In occasione di una giornata di ascolto con enti e associazioni, Faraone ha detto che “l’immigrazione va vista come un’opportunità e non come un problema”, ha detto l’esponente Pd molto vicino al premier Renzi. E sulle politiche che riguardano gli stranieri in Italia, ha aggiunto, “siamo pronti a mediare con le altre forze politiche di governo”.
Da Faraone è arrivata, quindi, la proposta che potrebbe presto essere formulata in Parlamento: occorre “garantire la cittadinanza – propone il deputato siciliano – a chi è nato in Italia da genitore regolarmente soggiornante da almeno 5 anni o completa almeno un ciclo scolastico”.
Con l’occasione, il Pd ha fatto il punto, attraverso una propria rielaborazione dei dati ufficiali, sulla presenza sempre più massiccia di alunni stranieri presenti nelle scuole italiane: gli iscritti sono diventati 786.600. In un anno, dal 2012 al 2013, il loro numero è aumentato di 30.690 unità e ora rappresentano l’8,8% dell’intera popolazione scolastica. Il 47% dei bambini stranieri è nato in Italia, con punte del 96% fra gli iscritti alla primaria.
”La presenza di studenti stranieri nel nostro Paese è un elemento significativo e in costante aumento nell’ultimo decennio, tanto che sono stati riconsiderati programmi scolastici, per garantire un approccio interculturale, ed è stata manifestata la necessità di rivedere la formazione del corpo docente e dei dirigenti”.
Alla scuola dell’infanzia sono iscritti 164.500 bambini di origine straniera, alle primarie 276.120, alle scuole medie 170.790 e alle superiori 175.120, ”con un orientamento fortissimo” verso gli istituti tecnici e professionali (131 mila). Solo in 34mila invece frequentano i licei e circa 5mila gli istituti artistici. Tra gli alunni stranieri, osserva il Pd, si registra un maggiore disagio scolastico, con punte del 67% fra i frequentanti delle scuole superiori a fronte del 24% relativo agli alunni di origine italiana.
Sulla stessa lunghezza d’onda di Faraone si trova Pietro Grasso, intervenuto a Palermo al convegno ‘A scuola nessuno e’ straniero, sulle pratiche di inclusione interculturale’. “La scuola, anche in situazioni critiche e con le carenze che tutti conosciamo – ha detto – ha confermato di essere luogo dove maturano i processi di integrazione e socializzazione, prevenendo la ghettizzazione reale o simbolica”. Per questo spero, ha aggiunto, che “al più presto si possa trovare una soluzione allo Ius soli, uno Ius soli allargato, che dia atto dell’integrazione con la conoscenza della lingua e una fase educativa”.
Grasso guarda soprattutto a quei bambini nati in Italia da genitori entrambi stranieri: frequentano le nostre scuole, sono italiani a tutti gli effetti, ma non per la legge. Devono infatti ancora attendere la maggiore età per chiedere la cittadinanza. “Dopo anni si è tornati a parlare di un nuovo percorso di cittadinanza per gli stranieri che si sono integrati – ha aggiunto Grasso -, soprattutto per le seconde generazioni, nate nel nostro paese. Non posso certamente condividere che a causa di una norma, di una legge sulla cittadinanza, tra le più severe d’Europa, noi rischiamo di escludere dai diritti di cittadinanza migliaia di individui che risiedono, lavorano, che si costruiscono relazioni, nel nostro paese. E che al nostro paese danno un apporto”.
Dopo aver detto che occorre far “fronte a questa mutata domanda di educazione”, l’ex magistrato ha concluso il suo intervento definendo gli studenti rappresentanti “di una generazione Erasmus che” deve ormai sentirsi “pienamente cittadina d’Europa”. Sempre sotto la guida degli insegnanti, che “nonostante siano pagati poco” hanno un ruolo sempre più centrale per l’educazione delle nuove generazioni.