Migliaia di alunni stranieri non riescono a completare gli studi e due su tre accumulano almeno un anno di ritardo: la classica inefficienza con “effetti a cascata facilmente immaginabili sulle competenze e la formazione di base con cui si presenteranno sul mercato del lavoro”.
Eppure, precisa Il Sole 24 Ore, i ragazzi di cittadinanza non italiana rappresentano ormai l’unico «fattore dinamico» del nostro sistema scolastico, complici i bassi tassi di natalità e quindi la continua riduzione della popolazione scolastica.
Inoltre, sulla base dei dati del Miur, a fronte di una media nazionale di abbandoni pari al 13,8%, non si può prendere sotto gamba il 32,8% di dispersione fatta registrare dai ragazzi stranieri. “Addirittura al 35,1% se ci si concentra sulla componente maschile contro il 30,5% delle ragazze”.
Se gli studenti italiani in ritardo sono il 10%, quelli stranieri sono il 31,3% con una “divaricazione- precisa Il Sole 24 Ore- che nasce all’inizio della scuola dell’obbligo e cresce andando avanti negli studi. Meno di un minore straniero su due viene inserito nella classe corrispondente alla sua età. A 10 anni il 13,6% degli alunni è indietro di un anno e l’1,8% di due. A 14 anni le percentuali salgono, rispettivamente, al 33,2% e all’8,5 per cento. Fino al “boom” che si verifica alle superiori quando appena il 67% dei 18enni non italiani è in regola con gli studi. Un dato che appare in miglioramento rispetto all’80,8 di dieci anni fa ma che rimane comunque troppo elevato”.
Chiedersi cosa intenda fare la politica è domanda retorica, in una Nazione dove la Programmazione è sconosciuta e dove la navigazione governativa è effettuata a vista.
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