Secondo un recente studio dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (Svimez), basato su dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito e dell’Istat, in Italia ci sono attualmente 315.906 minori stranieri che frequentano la scuola primaria. Di questi, 4 su 5 provengono da un Paese extra UE e circa il 70% è nato in Italia.
Con l’introduzione dello Ius Scholae, 48.000 di questi bambini potrebbero acquisire il diritto alla cittadinanza italiana.
Lo studio evidenzia una maggiore concentrazione di minori stranieri nelle aree del Nord Italia, che risultano più attrattive per le famiglie straniere grazie alle maggiori opportunità lavorative e alla migliore accessibilità e qualità dei diritti essenziali. La percentuale di alunni stranieri varia significativamente tra le regioni: l’Emilia-Romagna registra il valore più alto con il 23,2% di alunni stranieri nelle scuole primarie, mentre la Sardegna ha la percentuale più bassa, con solo il 3,2%.
Nelle due regioni con il numero assoluto più alto di alunni della scuola primaria, Lombardia e Campania, si osserva una differenza marcata nella presenza di alunni stranieri: il 22% in Lombardia contro il 4,5% in Campania. Al Nord, la presenza di bambini stranieri è concentrata soprattutto nelle città metropolitane e nelle aree a maggiore densità produttiva. Nel Mezzogiorno, invece, la media scende a 5 bambini stranieri su 100 alunni, con alcune eccezioni in comuni dell’entroterra calabrese e della provincia siciliana di Ragusa.
Svimez stima che nel 2024, grazie allo Ius Scholae, circa 48.000 bambini della scuola primaria potrebbero acquisire la cittadinanza italiana. Di questi, oltre un quarto risiede in Lombardia, il 12,8% in Emilia-Romagna, l’11,6% in Veneto e solo il 12,5% in tutto il Sud, dove si concentra comunque il 35,3% degli alunni della scuola primaria.
Luca Bianchi, direttore generale di Svimez, ha sottolineato l’importanza dello Ius Scholae come “un atto necessario di uguaglianza sociale” per i bambini e i ragazzi che, pur condividendo cultura, educazione e appartenenza con i loro coetanei italiani, non godono dello status giuridico di cittadini italiani. La riforma, secondo Bianchi, rappresenta anche “un’opportunità concreta per costruire una società più inclusiva e coesa, che investe sull’accoglienza per il futuro del Paese”.
Lo studio di Svimez mette in luce non solo le disparità regionali nella distribuzione degli alunni stranieri, ma anche l’importanza di politiche come lo Ius Scholae per promuovere l’inclusione e l’uguaglianza sociale. Con la possibilità di acquisire la cittadinanza italiana, decine di migliaia di bambini potrebbero vedere riconosciuti i loro diritti, contribuendo a un futuro più inclusivo e coeso per l’Italia.
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