Con un tweet diramato nel pomeriggio di giovedì 28, il ministro Valditara interviene nuovamente sulla questione degli alunni stranieri.
Dopo aver parlato di “classi di potenziamento” (simili, secondo molti, a vere e proprie “classi speciali”) e di appositi percorsi formativi di approfondimento in campo linguistico e matematico, il Ministro adesso cerca di completare il pensiero espresso dal vicepresidente del Consiglio Salvini (“Non bisogna andare al di là di un tetto del 30% in ciascuna classe”).
La proposta del leader della Lega – palesemente impraticabile soprattutto nelle aree a forte immigrazione – viene precisata meglio dal Ministro che afferma che bisogna fare in modo che in tutte le classi gli alunni siano in maggioranza italiani.
Questo il tweet originale del Ministro.
L’intento appare nobile e non sarebbe da scartare a priori, ma va detto che anche in questo caso la proposta appare di difficile realizzazione.
La questione è organizzativa e per nulla ideologica.
Se fosse semplice porre dei limiti al numero di alunni stranieri nelle classi lo si sarebbe già fatto dal momento che esiste una disposizione ministeriale del 2010 che prevede il tetto del 30%.
La nota stabiliva che si può superare il tetto previa autorizzazione dell’Ufficio regionale.
Allora se è vero, come sostengono Salvini e il Ministro, che oggi ci sono classi che non rispettano il tetto ci sarebbe da chiedersi se questo sia dovuto ad una qualche forma di inadempienza degli uffici periferici o se al contrario non ci si trovi di fronte a “cause di forza maggiore”.
Se ci sono inadempienze a livello regionale o territoriale, il Ministro, anzi il Governo, dovrebbe intervenire tempestivamente per capire per quale strano motivo il tetto del 30% non viene oggi rispettato.
Seguendo la logica di Matteo Salvini, lo stesso comprensivo di Pioltello, con un 40% di alunni musulmani, sarebbe palesemente fuori regola e sarebbe interessante allora sapere come mai l’Ufficio Scolastico Regionale non abbia mai ritenuto necessario intervenire.
La questione, come si può facilmente comprendere, è assai più semplice e non ha nulla a che vedere con inadempienze reali o presunte di chicchessia.
Il fatto è che in non poche aree del territorio nazionale, soprattutto nelle regioni del nord, ci sono intere scuola a maggioranza di alunni stranieri perché si tratta di aree con una forte presenza di famiglie non italiane.
Clamorosi sono i casi di Prato e Campi Bisenzio, in Toscana, dove da anni gli alunni cinesi superano di gran lunga quelli italiani.
A Montefalcone ci sono scuole in cui i ragazzini italiani sono una minoranza rispetto ai bengalesi, figli degli operai che lavorano nei cantieri navali della città.
E di questi casi potremmo fare un elenco lunghissimo: basterebbe riprendere i dati ufficiali del Ministero contenuti nel rapporto 2021 sulla presenza degli alunni stranieri nelle nostre scuole.
Gli studenti di origine indiana – si legge nel Rapporto – incidono nei comuni lombardi di Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo e Vigevano rispettivamente con il 33,7, il 30,9 e il 26,5 % del totale.
Nel Lazio gli studenti di nazionalità rumena rappresentano quote importanti nei comuni di Tivoli, Guidonia Montecelio, Monterotondo e Aprilia.
Se l’opposizione e i sindacati volessero davvero mettere in difficoltà il Ministro Valditara e il leader della Lega Salvini dovrebbero lanciare una sfida e “pretendere” senza se e senza ma il tetto del 30%.
Certamente, a quel punto, il Governo sarebbe costretto ad ammettere che il tetto non può essere rispettato per il semplice motivo che il Paese sta cambiando e sta diventando sempre più multiculturale.
E Salvini dovrebbe prendere atto che, con o senza i tetti, la storia va avanti e che gli stranieri continueranno probabilmente ad aumentare, per mille ragioni.
Quello delle migrazioni è un problema complesso e non può essere affrontato con soluzione semplici. E, in ogni caso, va governato e non usato in modo ideologico.
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