Alunni stranieri, per il Ministro il “tetto” del 30% è solo tendenziale

Il limite del 30% di alunni stranieri per scuola, introdotto nel 2010 con la discussa Circolare Gelmini dell’8 gennaio 2010, su cui influirono non poco le spinte leghiste, va considerato un “tetto” indicativo. Non, di certo, imperativo. Lo ha spiegato, il 7 agosto, il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, rispondendo ad un’interrogazione alla Camera posta dall’on. Fabio Rampelli, vice presidente del gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia, in merito all’equa distribuzione tra studenti italiani e studenti immigrati negli istituti scolatici nazionali.

La Carrozza ha detto che l’obiettivo perseguito dal Miur, anche con la circolare del 2010 ribadita nelle istruzioni annuali per le scuole, “non è quello di limitare semplicemente la presenza di alunni stranieri, ma di favorire il diritto allo studio, l’integrazione e il successo del percorso formativo”.
“Il diritto allo studio – ha aggiunto il ministro – , nella mia visione, prescinde dall’origine geografica, dalla razza e dalla nazionalità. Conseguentemente il limite del 30% degli alunni con cittadinanza non italiana sul totale degli iscritti è un criterio tendenziale e indicativo, che, sempre in base alla circolare, può ben tollerare eccezioni, giustificate dalla presenza di alunni stranieri in possesso di adeguate competenze linguistiche, dalla disponibilità di risorse professionali e strutture di supporto, anche esterne alla scuola, da ragioni di continuità didattica per classi costituite negli anni precedenti o da stati di necessità provocati dall’oggettiva assenza di soluzioni alternative”.
Detto questo, la Carrozza ha voluto anche ricordare che le “indicazioni presenti nella circolare del 2010 sono puntualmente richiamate dal Ministero e rispettate dagli uffici scolastici regionali”. La novità è quindi nella maggiore tolleranza che gli Usr dovrebbero mostrare qualora pervenissero richieste di deroghe al “tetto” del 30% da parte dei dirigenti scolastici. Quando queste sono supportate da validi motivi, come nel caso della storica scuola primaria Pisacane di Roma, c’è poco da sindacare: integrazione e buon senso devono prevalere.
 
Alessandro Giuliani

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