Quasi 815.000 sono le alunne e gli alunni con cittadinanza non italiana presenti nelle scuole italiane, dall’infanzia alla secondaria di II grado, rappresentando il 9,2% del totale della popolazione scolastica.
Si tratta ormai di una presenza ormai strutturale e stabile: infatti, rispetto all’anno scolastico passato, la percentuale è aumentata solo dello 0,1%.
In Lombardia si trova circa un quarto (203.979) degli alunni stranieri. Al contrario, nelle scuole della regione Campania sono iscritti appena il 2,7% del totale studenti stranieri. Le altre regioni con il maggior numero di stranieri sono, nell’ordine, l’Emilia Romagna (11,8%), il Veneto (11,3), il Lazio (9,5%), il Piemonte (9,3%) che assorbono una quota di studenti stranieri compresa tra il 9% e il 12%.
Complessivamente si contano tra gli studenti stranieri oltre 200 nazionalità, ma le nazionalità maggiormente rappresentate sono Romania, Albania e Marocco, aree di emigrazione ormai storica verso l’Italia; in crescita, tra le nazionalità più frequenti, ci sono anche quelle asiatiche. Tra queste la più numerosa è senz’altro quella cinese, seguita da quella filippina passata. Così come sono in aumento gli arrivi da India e Pakistan.
Questi sono alcuni dei dati contenuti del recente Focus del Miur dedicato agli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano nell’a.s. 2015/2016, pubblicata in occasione del Seminario nazionale ‘Costruttori di Ponti’, in corso a Reggio Emilia e Gattatico.
In aumento anche il numero delle alunne e degli alunni con cittadinanza non italiana nati nel nostro Paese: sono quasi il 60% del totale degli stranieri, con un incremento delle seconde generazioni negli ultimi cinque anni del 43,2%. Nell’ultimo anno, questi studenti sono cresciuti di 28.093 unità (+6,2%). Il considerevole numero raggiunto dai giovani stranieri di seconda generazione e, più in generale, dalle persone tuttora straniere, sebbene nate in Italia, ha aperto un dibattito complesso nel nostro paese sulla possibilità di riformare la legislazione e riconoscere a queste persone la cittadinanza in base al principio dello “ius soli”, cioè la cittadinanza dello Stato nel cui territorio sono nati. Attualmente, la proposta di legge di riforma delle norme sulla cittadinanza che introduce lo “ius soli” anche in Italia è ferma al Senato, dopo essere stata approvata alla Camera dei deputati nell’ottobre 2015.
Il maggior numero di presenze si conta alla scuola primaria, anche se sono sempre più le ragazze e i ragazzi che scelgono di proseguire gli studi dopo il diploma della secondaria di I grado: l’81,1% ha scelto percorsi di scuola secondaria di II grado, l’8,7% la formazione professionale regionale.
Gli studenti stranieri scelgono prevalentemente percorsi formativi a carattere tecnico-professionale più di quanto non lo facciano gli studenti italiani. Nell’a.s. 2015/2016 l’incidenza percentuale degli studenti stranieri nei tre percorsi di secondaria di II grado è uguale al 12,4% negli istituti professionali, all’8,2% negli istituti Tecnici e al 3,9% nei Licei. I dati mostrano dunque che gli studenti stranieri hanno desiderio e speranza di proseguire gli studi oltre la secondaria di I grado, sebbene è innegabile il divario tra studenti italiani e stranieri nella regolarità degli studi. A livello nazionale, infatti, gli studenti italiani in ritardo nella frequenza scolastica è di circa il 10,5% contro il 32,9% degli studenti stranieri. Nei singoli ordini di scuola, la distanza a sfavore degli studenti stranieri nella percentuale dei ritardi è di 11 punti percentuali nella scuola primaria (1,8% contro 13,2%), di 29 punti percentuali nella secondaria di I grado (6,6% contro 35,4%) e di ben 59 punti percentuali nella secondaria di II grado.
Infine, uno sguardo all’Università: vengono presentati anche i dati relativi alle scelte universitarie degli studenti con cittadinanza non italiana che si sono immatricolati nel medesimo anno di conseguimento del diploma di secondaria di II grado. Emerge immediatamente che la quota di coloro che proseguono gli studi all’università per quanto inferiore rispetto a quella degli italiani è pur sempre consistente. La scelta della macro-area didattica è in linea con le preferenze dei colleghi italiani con una maggiore preponderanza per il sociale (39,2%), anche se peruviani (38,9%), filippini (36,0%), indiani (50,9%) e tunisini (40,5%) si iscrivono prevalentemente a corsi di studio della macro-area Scientifica.
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