Nasce la pedagogia dell’infosfera, ne è convinto l’ex ispettore Raffaele Iosa che fin dall’inizio del conflitto russo-ucraino si sta occupando dei risvolti sociali e pedagogici della questione.
Ispettore, perché parla di pedagogia dell’infosfera?
Qualche giorno fa, nel corso di un webinar con un folto gruppo di dirigenti scolastici della mia regione, una preside racconta una cosa sorprendente: due studenti ucraini da poco arrivati chiedono un orario che permetta loro di collegarsi con l’insegnante ucraina che li aspetta…per una Dad.
Cioè?
Funziona così: un quarto d’ora prima un sms per dire che l’insegnante è pronta e poi….
Ma c’è di più: altri sei presidi confermano che anche da loro succede così. Non ne sapevo nulla e mi commuovo: è stupefacente che questo accada dopo solo tre settimane di guerra.
Ma cosa accade fra i colleghi insegnanti ucraini?
Immaginate Svetlana, Olga, Katiuscia, Natasha, Irina, Pavel nascondersi nella metro o in cantina, mandare sms e poi accendere il computer. Immaginate che nell’infosfera da lì a qui passano tabelline, poesie, racconti, geografia. Soprattutto passano facce e sguardi, sorrisi e tristezze.
Si parlano, si salutano con “priviet” (ciao) e si lasciano con “dasvidanie”. Arrivederci, appunto.
Cosa significa tutto questo?
Come non pensare che nell’ anima dei nostri colleghi ucraini stia accadendo, in forme più tragiche delle nostre, quello che è accaduto tra noi a marzo 2020, nel durissimo e lungo primo lockdown legato al COVID, in un periodo oscuro con centinaia di morti al giorno. E’ accaduto da noi e adesso da loro un evento di contatto in tutti modi con i loro ragazzi lontani: una generosità educativa che non ha atteso gli ordini. Come da noi, quindi, non didattica a distanza, ma quella che ho chiamato didattica della vicinanza, quella possibile online.
Perché di questo emotivamente e cognitivamente si tratta: ricostruire la relazione, far loro sentire che siamo vicini.
Però sarebbe bene che questa bella intuizione venga messa a sistema
Ci siamo vicini.
Il ministro Bianchi in un comunicato racconta che il 16 marzo in una riunione del Consiglio d’Europa dei ministri istruzione assieme al collega ucraino Skharlet si è concordata una collaborazione intensa per la scolarizzazione dei ragazzi, con tutte le modalità possibili a partire da quelle online, e l’aiuto sociale e psicologico necessario. Dunque, si stanno muovendo molte cose.
E non rivelo nulla di segreto a pensare che la prossima nota del Ministero sull’ accoglienza dei ragazzi ucraini ne parlerà.
E’ per noi, quindi, il momento di darci alcuni sfondi pedagogici di riferimento per una buona accoglienza.