L’accoglienza delle ragazzine e dei ragazzini ucraini che stanno arrivando nelle nostre scuole si sta rivelando un po’ più complicata del previsto, non tanto per i numeri quanto per le modalità e per il supporto di cui possono usufruire le scuole.
Dal punto di vista numerico il fenomeno è certamente importante ma non particolarmente esteso: si tratta infatti di poco meno di 18mila alunni in prevalenza di scuola primaria (poco più di 8mila) e di secondaria di primo grado (4.200 circa); ma ci sono anche 3.700 piccoli e piccole nella scuole dell’infanzia.
Nella secondaria di secondo grado i numeri sono decisamente più bassi: 1.500 in tutto sia perché molti preferiscono frequentare le lezioni a distanza organizzate dai docenti rimasti in Ucraina sia perché gli ultrasedicenni maschi non sono potuti uscire dal loro Paese perché sono stati richiamati in guerra.
I dati sono quelli forniti dal Ministero degli Interni ma cambiano di giorno in giorno in relazione alla evoluzione del conflitto.
Il problema più complesso da risolvere, però, riguarda la mancanza di adeguati supporti, soprattutto c’è carenza di mediatori linguistici un po’ per la scarsità delle risorse e un po’ perché non sempre le scuole riescono a reperire sul territorio persone in grado di svolgere questo compito.
La mediazione linguistica viene così affidata per lo più ad amici, parenti e conoscenti degli alunni profughi, che vivono in Italia già da qualche tempo.
La maggior concentrazione di alunni ucraini si segnala per il momento in Lombardia, Emilia-Romagna e Campania: in queste tre regioni risultano infatti accolti attualmente circa 8mila alunni e alunne provenienti dall’Ucraina.
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