Si parla ancora di ricorsi al Tar da parte di genitori che non accettano che il proprio figlio venga bocciato. Questa volta, però, i giudici amministrativi hanno dato ragione alla scuola, confermando la decisione dei docenti. Lo riporta Il Gazzettino.
Stavolta il caso riguarda un bambino iscritto in terza elementare in una scuola di Rovigo, non ammesso alla quarta. I docenti lo hanno bocciato all’unanimità: l’alunno avrebbe fatto molte assenze, a causa di problemi di salute. Il tribunale amministrativo ha deciso di non accogliere il ricorso avanzato dalla madre.
“Durante l’anno scolastico – si legge nella sentenza – l’alunno è stato assente da scuola per lunghi periodi, tanto che la scuola ha interessato il Comune ai fini delle verifiche in materia di evasione dell’obbligo scolastico. Il ricorso dà conto di talune problematiche di salute che avrebbero giustificato le numerose assenze dell’alunno. La mancata ammissione non pare trovare ragione nelle numerose assenze dell’alunno, bensì nelle gravi carenze dell’alunno nelle abilità propedeutiche ad apprendimenti successivi: letto-scrittura, calcolo, logica matematica”. Insomma, lo studente non è stato bocciato a causa delle assenze ma per la mancata acquisizione di alcune competenze di base.
“La valutazione finale – osservano i giudici – rileva che l’alunno, in ventisei su ventotto obiettivi oggetto di valutazione del periodo didattico, è rimasto a un livello di ‘in via di prima acquisizione’ e che ‘le difficoltà si sono riscontrate fin dall’inizio del primo quadrimestre, ma la mancata frequenza non ha permesso interventi specifici e proficui. Nel secondo quadrimestre è stata espressamente richiesta autorizzazione alla mamma ad un intervento di miglioramento delle abilità, per cui sono state predisposte attività finalizzate al recupero’. La mancata frequenza dell’alunno ha impedito lo svolgersi di una regolare azione di recupero”.
Nel ricorso si fa riferimento al decreto legislativo 62 del 2017 nel quale si stabilisce che “le alunne e gli alunni della scuola primaria sono ammessi alla classe successiva e alla prima classe di scuola secondaria di primo grado anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione” e che “i docenti, con decisione assunta all’unanimità, possono non ammettere l’alunna o l’alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione”. Il caso sarebbe questo. Perché secondo la sentenza, i docenti avrebbero valutato che il bambino “non possiede i requisiti minimi per la quarta”.
In questo periodo c’è stata una pioggia di ricorsi al Tar avanzati da genitori, che invece sono stati accolti. Ha fatto discutere il caso della studentessa di Tivoli con sei insufficienze bocciata e poi ammessa alla seconda media dal Tar dopo il ricorso avanzato dai suoi genitori. Dopo il polverone che si è alzato contro questa pratica ormai comune, che provoca nei docenti un senso di delegittimazione, tanto da spingere dire la propria anche il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, a parlare sono proprio i genitori della ragazzina.
Questi, a Il Messaggero, hanno difeso la loro decisione. “Abbiamo ritenuto opportuno rivolgerci alla magistratura dopo una serie di colloqui infruttuosi tra noi e la scuola. Siamo stati insoddisfatti della risposta, con una motivazione che presentava vizi formali e sostanziali. Riteniamo che non sia stato considerato il miglioramento di un’alunna di 11 anni nel primo anno di scuola media. Nostra figlia era migliorata in 7 materie e in alcune il miglioramento non è stato reso possibile”.
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