Un caso molto triste quello relativo ad uno studente di 17 anni che si è tolto la vita nel luglio 2019. Il ragazzo, come riportano La Repubblica e Il Messaggero, avrebbe sofferto a causa delle continue umiliazioni che a lui infliggeva un docente di matematica della sua scuola, l’istituto magistrale Jean-Jacques Rousseau di Roma.
Il professore è stato accusato di aver in qualche modo spinto il ragazzo a togliersi la vita, rendendogli la vita impossibile. Il docente è a processo per abuso di mezzi di correzione aggravato dalla morte. Il 17enne, a quanto pare, aveva problemi di apprendimento, problemi che sembra lo abbiano reso un bersaglio più che un soggetto da includere.
Il docente lo avrebbe preso in giro più e più volte durante l’anno scolastico, davanti a tutta la classe. Il ragazzo aveva pure espresso il suo malessere ad alcuni coetanei, dicendo di volersi fare del male, quasi preannunciando il gesto tragico che poi ha, purtroppo, compiuto, impiccandosi nel garage di casa propria. Nessuno, nemmeno i genitori, ha però pensato al peggio.
All’inizio il caso è stato considerato un “semplice” suicidio, come tanti altri, senza pensare che ci potesse essere responsabilità da parte di qualcuno. Questo finché alcuni compagni del 17enne hanno cominciato a raccontare cosa succedeva nella classe e le umiliazioni da lui subite.
Il sostituto procuratore, dopo averli ascoltati uno per uno, è convinto di disporre di una serie di prove sui modi di fare eccessivi del docente. Adesso i giovani, ormai diplomati da più di tre anni, dovranno ripetere ciò che hanno detto agli investigatori di fronte al giudice. La prima udienza in Corte d’Assise è fissata per metà aprile.
Il docente, oggi, ha 70 anni ed è in pensione. “Gli mise una nota indegna – ricorda un ex compagno di classe sentito da Il Messaggero nel 2021 – visibile a tutti nel registro di classe, il prof usò parole pesanti, scrisse che meglio di lui avrebbe fatto un bambino di 5 anni, pur sapendo che Luca era dislessico. Lui ci rimase malissimo, credo si sentisse denigrato e discriminato. Ma io non credo che il professore si rendesse conto”.
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