“Perché nostro figlio disabile non può frequentare la scuola che gli piace come tutti gli altri ragazzi?”. La domanda è stata posta dai genitori di un alunno 14enne originario della provincia di Reggio Emilia che hanno deciso di iscrivere il figlio a una scuola superiore di Sassuolo, in provincia di Modena, vedendosi respingere la richiesta.
Questo perché, ha sottolineato la scuola, nella circolare ministeriale del 7 novembre scorso “c’è scritto che le domande di iscrizione sono accolte entro il limite massimo dei posti complessivamente disponibili nella singola istituzione scolastica, definito in base alle risorse di organico, al numero e alla capienza delle aule. È compito del dirigente scolastico individuare il numero massimo di iscrizioni che potranno essere accolte”.
I genitori, però, non si sono rassegnati e si sono rivolti ad un avvocato, Laura Andrao, che ha diffidato la scuola sostenendo che, come ha scritto il 19 febbraio Resto del Carlino, “la legge 104 del 1992 prevede che gli alunni con disabilità hanno diritto a frequentare le classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado. La scuola non può rifiutare l’iscrizione e se lo fa commette un illecito penale e può essere condannata per discriminazione”.
Immediata è stata la ‘marcia indietro’ della scuola, che nel volgere di poche ore ha comunicato all’avvocato della famiglia, che aveva diffidato l’istituto, l’accoglimento della richiesta di iscrizione.
L’avvocato ha fatto sapere che la scuola ha a sua volta assicurato che “nei prossimi giorni per il ragazzo sarà predisposto un piano didattico personalizzato legato alla sua specifica disabilità”.
“Voglio precisare che l’inserimento è un atto dovuto in virtù di un diritto, non siamo di fronte a un favore. È bene che lo si sappia qualora qualcun altro dovesse trovarsi in questa situazione”.
È bene anche sapere che questo genere di impugnazioni hanno un’altissima percentuale di probabilità di essere accolte dai giudici: viene da chiedersi, quindi, per qualche motivo la “macchina pubblica” si ostini a respingere, in numero tutt’altro che residuale, i diritti degli alunni disabili.
La risposta potrebbe essere insita al fatto che solo una parte delle famiglie, meno del 10%, ricorre al giudice per ottenere giustizia.
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