Il caso dell’alunno iperattivo di una scuola primaria di Ladispoli non è affatto risolto: dopo essere rientrato a scuola per ordine del TAR Lazio, il bambino è stato di nuovo allontanato.
Come riporta la pagina romana del Corriere della Sera, la sua permanenza in classe è durata un paio di ore perché a metà mattina la scuola ha telefonato alla famiglia dicendo: “Non sappiamo come gestire la situazione, venite a riprenderlo”.
Negli ultimi anni i casi di alunni con comportamento “difficile” sembrano essere aumentati e non sempre è sufficiente un “sostegno ordinario”.
“Si tratta – osserva Cristina Lemme, presidente nazionale dell’Associazione ADHD – di un deficit assolutamente gestibile, ma serve la qualità del sostegno, non la quantità delle ore, ci vogliono i corsi di formazione. È proprio l’esclusione a inasprire i disturbi di questi bambini, che invece se ben seguiti migliorano visibilmente”.
Analoga considerazione era stata fatta pochi giorni fa sulle nostre pagine da Raffaele Iosa, già ispettore tecnico ed esperto di problemi dell’inclusione: “Molto spesso c’è la tendenza ad ‘isolare’ questi bambini e ragazzi anche perché ‘pericolosi’ per i compagni di classe. Per loro domina quasi sempre la cosiddetta ‘copertura totale’ (docente di sostegno + educatore comunale) in modo che mai siano lasciati ‘soli’ in mezzo alla classe e ai docenti (diciamo così) ‘normali’.
Siamo cioè già verso un declino separativo, in cui si diffondono aule h e spazi separati. Purtroppo su tutto questo, il dibattito scientifico e pedagogico è scarso, e quando si prova a farlo spesso accadono scontri”.