Si parla tanto di integrazione, di inserimento a scuola degli alunni con disturbi dell’apprendimento, di Pdp, Pei, Glh e quant’altro. Poi, però, quando la presenza di un allievo con disabilità può comportare problemi oltre una certa soglia, minando anche l’incolumità dei compagni, tutto viene a cadere. E l’alunno che doveva essere aiutato si trova praticamente solo. Questo è accaduto in un istituto di Bari, dove un bambino con disturbo del deficit dell’attenzione e dell’iperattività (sindrome Adhd) iscritto alla seconda primaria, lunedì scorso è rientrato in classe e ha scoperto che i suoi compagni avevano chiesto tutti di cambiare sezione o di andare via da quella scuola.
Secondo quanto riportato da alcuni giornali locali contattati dalla madre del bambino, sarebbero stati i genitori degli altri bambini a chiedere i nulla osta per trasferire i loro figli. Il motivo è semplice: temevano che l’alunno con Adhd avrebbe potuto costituire una sorta di minaccia per i figli e che il suo disturbo avrebbe potuto, alla lunga, provocare anche un rallentamento della didattica della classe.
La famiglia del bambino iperattivo – che si sarebbe già rivolta in un’altra scuola di Bari, pronta ad accoglierlo – respinge le accuse, facendo intendere che le reazioni degli altri genitori sono andate oltre la realtà delle cose. Ha anche assicurato ai cronisti, che tra qualche settimana il figlio potrà fruire anche del docente di sostegno.
Anche la dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Bari, Giuseppina Lotito, sembra sposare la tesi della madre: “Il bambino – dice la dottoressa all’Ansa – avrà una classe adatta a lui: le risorse professionali ci sono, sono state date da tempo, e pensiamo che entro lunedì avremo risolto la situazione”.
“Le risorse professionali sono state date in tempo, dal primo giorno e ne è stata data una aggiuntiva il 18 ottobre. Risorse per far sì che in tutte le 40 ore in cui il bambino è a scuola abbia un adulto che lo supporti. Noi curiamo 6.200 alunni diversamente abili. La criticità va risolta, è il nostro mestiere”.
Soprattutto, un bambino a scuola non può mai rimanere solo. “Al momento, c’è un dialogo tra genitore e dirigente scolastico, ed entro lunedì si deciderà la posizione del bambino, se vorrà rimanere in quella scuola, in quella classe, oppure vorrà cambiare”, ha concluso Lotito.
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