Una vicenda alquanto contorta che rischia di avere gravi conseguenze. Come riporta Il Gazzettino un alunno definito “turbolento” è stato “condannato” a seguire le lezioni in didattica a distanza fino alla fine dell’anno scolastico. La madre dello studente, però, non ci sta.
Si tratta di un ragazzo che è stato protagonista di atti di bullismo e di vandalismo, già sospeso in precedenza. La sua scuola media, a Pordenone, ha deciso di fargli concludere l’anno scolastico in Dad. La madre ha minacciato di agire per vie legali: “Mio figlio è sicuramente un adolescente vivace. È attratto da quello che fanno i ragazzi più grandi di lui e dal mondo ‘proibito’ degli adulti. Ma non meritava una cosa del genere”, ha detto.
“Ha iniziato con qualche marachella in classe – spiega la donna pordenonese – ed è stato sospeso due volte, ciascuna per la durata di dieci giorni. Ho cercato di spiegare alla dirigenza scolastica che il ragazzo aveva bisogno dell’obbligo di frequenza, che in questo modo non lo si sarebbe aiutato. Ma tant’è, la decisione è stata questa. Nel secondo caso è stato sospeso in corrispondenza della gita scolastica di terza media, un momento chiave per ogni adolescente. Ci è rimasto male e non si è più ripreso”.
La versione della scuola è però diversa: comportamenti non consoni, danneggiamenti e intemperanze nei confronti dei compagni. Ma è nelle ultime settimane che i rapporti sono arrivati al punto di rottura definitivo. “Durante le prove Invalsi mio figlio è stato ‘pizzicato’ a controllare delle risposte su internet e da lì è scaturito l’ultimo provvedimento disciplinare ai suoi danni”, ha aggiunto.
Quindi la decisione del dirigente scolastico. Il consiglio d’istituto ha deciso che il ragazzo non poteva più frequentare le lezioni con gli altri compagni di classe. È stato giudicato come un elemento di disturbo e dopo due sospensioni si è arrivati a un provvedimento più unico che raro. “Mi sono rivolta ad un avvocato – ha reagito la madre -, perché quello che ci ha arrecato la scuola è un danno a tutti gli effetti. Un danno per mio figlio ma anche per me, dal momento che ho un lavoro e che ho dovuto assumere una persona in grado di stare con mio figlio durante le ore di lezione a distanza”.
Il Consiglio d’Istituto della scuola ha voluto replicare per “sottolineare che la delibera è stata presa all’unanimità e che la decisione, seppur sofferta, permette ai compagni di classe e all’alunno in questione di poter seguire serenamente e regolarmente le lezioni, in attuazione del diritto allo studio che lo Stato deve non solo all’alunno in questione ma anche agli altri studenti”.
Ecco il contenuto del comunicato inviato agli organi di stampa dall’istituto: “Duole rilevare che la testata che ha pubblicato l’articolo, nel dare così ampia risonanza alle dichiarazioni dei Familiari dell’alunno, non abbia sentito la necessità di verificare con la Scuola i fatti riportati e di dare a quest’ultima almeno lo stesso peso nell’espressione del proprio pensiero e punto di vista.
Tale opera di verifica e riscontro sarebbe stata probabilmente sufficiente a riportare nella giusta prospettiva le decisioni del Consiglio stesso il quale – è appena il caso di dirlo – è il massimo organo collegiale dell’istituzione scolastica, espressione democratica di un’intera comunità.
In merito ai fatti riportati, il Consiglio di Istituto – nel rispetto della privacy dell’alunno e della sua famiglia – si limita ad osservare che, nell’adottare la sanzione in questione, frutto di un comportamento decisamente più grave di quello descritto, si è ovviamente e doverosamente valutata tutta la storia personale dell’alunno in questione, la complessiva condotta tenuta nel corso dell’anno scolastico, il numero e la gravità dei comportamenti non consoni all’ambiente scolastico, l’entità ed il numero dei provvedimenti disciplinari già adottati.
Si sottolinea inoltre che la Dirigenza ha interessato del caso anche i servizi sociali e l’ufficio politiche giovanili del Comune di pertinenza. Ciò a dimostrazione che l’Istituzione scolastica è pienamente consapevole dei propri doveri all’interno della Comunità educante.
Tale Comunità è però costituita – ed è bene ricordarlo – anche dagli alunni e dalle loro Famiglie. Spiace constatare, invece, che sempre più spesso la Scuola è chiamata a ricoprire ruoli e funzioni che non le competono. Quando, invece di cercare una strada collaborativa, fatta anche di momenti critici e difficili, si decide di denigrare l’Istituzione scolastica utilizzando quello che è il principale organo democratico, ossia la stampa, allora si procura un danno non alla singola scuola ma alle Istituzioni nel loro complesso, ai dirigenti, ai docenti, al personale Ata e, soprattutto, agli alunni, alle alunne e alle famiglie che a tale Istituzione affidano il loro bene più prezioso”.
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