Ha finalmente un termine, a quanto pare, la vicenda relativa ad uno studente di Arezzo che si è ferito alle mani sbattendole in una finestra della propria classe dopo essere stato urtato da un compagno durante l’intervallo. La vicenda ha avuto luogo dieci anni fa, come riporta La Repubblica.
Il ragazzo è finito contro una finestra dopo essere urtato per sbaglio, ha allungato le mani contro la finestra per istinto di protezione, il vetro è andato in mille pezzi e lui si è ferito gravemente alle mani. Tanto da avere anche a distanza di anni difficoltà nel movimento delle dita. La responsabilità, ha ritenuto adesso il tribunale al termine del processo, è stata della scuola. E il ragazzo deve essere risarcito con oltre 40 mila euro, più le spese legali.
Per il giudice quella finestra era stata costruita con “materiale inidoneo”, che non rispettava la normativa, si legge nella sentenza. Aveva un rischio di “facile rottura” e di conseguenza poteva causare infortuni. Ma nonostante un ambiente quindi “insicuro”, la scuola non aveva adottato le necessarie misure di sicurezza per proteggere gli alunni da eventuali incidenti.
Lui iniziò a perdere molto sangue dalle mani e dai polsi ma, ha raccontato in aula, solo dopo diversi minuti intervenne un collaboratore scolastico in suo aiuto. In ospedale fu necessario un intervento chirurgico e il ragazzo perse l’uso delle mani per decine di giorni, oltre che convivere ancora con un danno permanente.
Il suo avvocato ha rimarcato le conseguenze di tutto ciò, nella vita quotidiana di uno studente. Ed ha avanzato una richiesta danni, facendo notare che le finestre non avevano vetri antisfondamento, secondo quanto previsto invece dalla legge e inoltre, tra gli altri punti, ha lamentato che mancava “adeguata sorveglianza”.
La scuola, difesa dall’Avvocatura di Stato, si è difesa prima di tutto sostenendo che la fornitura e la manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, degli edifici scolastici fosse di competenza della provincia. Una posizione non accolta dal tribunale, che scrive nella sentenza: “La dirigenza dell’istituto aveva rilevato che le finestre e le porte erano dotate di vetri realizzati in materiale inidoneo per la possibilità di loro ‘facile rottura’ individuando, altresì, quale rischio specifico a ciò connesso, quello di ‘infortuni per frantumazione dei vetri'”.
Tuttavia, nonostante una “completa consapevolezza del rischio insito nella frequentazione di un ambiente scolastico così inadeguato e insicuro – prosegue il giudice – non risulta, di contro, essere stata adottata dalla dirigenza scolastica alcuna misura anche solo per porre in guardia gli alunni della pericolosità intrinseca delle finestre, in quanto non dotate di vetri antisfondamento”.
La scuola poteva ad esempio, viene spiegato, mettere degli avvisi con divieto di avvicinamento. Il giudice ha sottolineato che anche i dirigenti delle istituzioni scolastiche hanno il dovere interdire o in alcuni casi anche evacuare spazi in cui sia rilevato “un pericolo grave e immediato”.
Non può quell’incidente inoltre considerarsi un fatto imprevedibile, specifica il giudice: “Fu un banalissimo scontro tra due compagni di classe – si legge ancora – assolutamente all’ordine del giorno in ambiente scolastico, peraltro occorso nell’orario di ricreazione in cui, come è noto, verosimilmente tutti gli studenti si erano riversati contemporaneamente fuori dalle classi e affollavano i corridoi”.
Alla fine è stato quindi disposto un risarcimento che tiene conto sia dei danni biologici del giovane che dei danni relazionali, esistenziali e della limitazione della capacità lavorativa generica.
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