Il a mis le café dans la tasse il a mis le lait dans la tasse de café il a mis le sucre dans le café au lait avec la petite cuiller il a tourné il a bu le café au lait et il a reposé la tasse sans me parler il a allumé une cigarette il a fait des ronds avec la fumée il a mis les cendres dans le cendrier sans me parler sans me regarder. Il s’est levé il a mis son chapeau sur sa tête il a mis son manteau de pluie parce qu’il pleuvait et il est parti sous la pluie sans une parole sans me regarder. Et moi, j’ai pris ma tête dans mes mains er j’ai pleuré.
Lui ha messo il caffè nella tazza ha messo il latte nella tazza di caffè ha messo lo zucchero nel caffelatte con il cucchiaino ha mescolato ha bevuto il caffelatte e ha posato la tazza senza parlarmi. ha acceso una sigaretta ha fatto dei cerchi con il fumo ha messo la cenere nel portacenere senza parlarmi senza guardarmi. Si è alzato ha messo il cappello sulla testa ha messo l’impermeabile perché pioveva ed è partito sotto la pioggia senza una parola senza guardarmi. Ed io, ho preso la testa fra le mani ed ho pianto.
È una poesia di Jacques Prévert.
Fino agli anni settanta del secolo scorso, nella stragrande maggioranza delle scuole italiane, quale lingua straniera si insegnava il francese. Anche gli stessi insegnanti non avevano molta dimestichezza con la lingua parlata, tanto più che provenivano dai corsi di studi più disparati.
Allorquando si trovava un testo di facile comprensione come una poesia, una canzone, una favola, un aneddoto, questo trovava spazio nella maggior parte dei libri in adozione e utilizzato per i più fantasiosi esercizi. Anch’io lo utilizzai come metodo con i bambini della scuola elementare e ragazzi delle medie e superiori e perfino con gli adulti lavoratori delle scuole serali.
Da parte di tutti vi fu una risposta positiva per cui nel corso degli anni, attraverso gli stessi commenti degli allievi che mimavano, ripetevano, disegnavano quanto esposto nel brano potei accumulare tanti elementi di natura linguistica e psicologica da riutilizzare davanti ad uditori differenti. Le osservazioni più frequenti che mi venivano fatte dalle bambine e dai bambini sul comportamento dei personaggi della poesia di Prévert, Dejeuner du matin erano che si trattava di una coppia, marito e moglie, che avevano litigato, oppure che assuefatti dalla routine non avevano più nulla da dirsi.
Su questa banale interpretazione mi ero radicato anch’io. Ma dopo trent’anni, un giovane studente lavoratore mi sorprese con una osservazione: ” Professore, ma a lei chi glielo ha detto che i due sono un uomo e una donna? Sonodue uomini!” Rilessi la poesia come se fosse la prima volta. Lo studente lavoratore aveva ragione. Non vi era nessun elemento linguistico-grammaticale che confermava trattarsi di una coppia maschio-femmina. Non rividi più quello studente.
Adolfo Valguarnera
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